New York , 22. La centrale nucleare di Zaporizhzhia, se diventasse bersaglio dei combattimenti, si rivelerebbe una minaccia per l’ambiente, mettendo in pericolo la salute e la sicurezza delle popolazioni vicine. Per questo la Santa Sede «sollecita fortemente la ratifica del Trattato sulla proibizione delle armi nucleari (Tpnw) e del Trattato sulla messa al bando totale degli esperimenti nucleari (Ctbt)».
L’arcivescovo Gabriele Caccia, Osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite di New York, interviene all’Assemblea Generale dell’Onu dedicata agli effetti delle radiazioni atomiche per ribadire l’allarme del Vaticano circa il «rischio significativo di un rilascio incontrollato di radiazioni ionizzanti» per quanto riguarda la centrale nucleare ucraina e anche quella di Kursk, in Russia. Tale situazione, spiega Caccia, «richiede un’attenzione e un’azione urgenti per mitigare i rischi associati agli impianti nucleari nelle zone di conflitto, assicurando che la sicurezza delle persone e della nostra casa comune sia prioritaria». I trattati Tpnw e Ctbt sono, pertanto, «strumenti essenziali per prevenire e ridurre l’esposizione alle radiazioni nocive, salvaguardare il nostro ambiente comune e proteggere le vittime innocenti dagli effetti delle radiazioni atomiche».
Caccia sollecita quindi gli Stati ad attuare politiche che tengano ben presente «le potenziali conseguenze negative per la salute e l’ambiente» derivanti «dall’uso e dai test degli esplosivi nucleari, in particolare su donne, bambini, nascituri e popolazioni indigene». Nel contempo, definisce fondamentale tenere conto dell’importante studio condotto dal Comitato scientifico delle Nazioni Unite sugli effetti delle radiazioni atomiche «per fornire assistenza alle vittime e facilitare la bonifica ambientale».
L’arcivescovo Caccia, sempre nell’ambito della 79ma Assemblea generale Onu, si rivolge alla comunità internazionale anche per chiedere a nome della Santa Sede «un’azione decisiva sulla riduzione del debito» di Paesi che si trovano in situazioni speciali, quali i meno sviluppati, quelli in via di sviluppo senza sbocco sul mare, oppure piccoli Stati insulari in via di sviluppo, che sono in difficoltà nel perseguire «uno sviluppo sostenibile e di assicurare un futuro prospero alle loro popolazioni». Ciò servirà a «proteggere la dignità umana di tutti, promuovere la crescita e costruire la resilienza, e garantire che nessun Paese sia frenato dal peso del debito», ma anzi possa «investire nell’eliminazione della povertà e in altri pilastri fondamentali dello sviluppo umano integrale».