Mentre la Chiesa Universale è laboriosa in occasione del Sinodo dei vescovi del 2024 e dedita alla preparazione del Giubileo del 2025 incentrato sulla riflessione sulla virtù della speranza proposta dal Santo Padre Francesco, siamo spinti a vivere la speranza nonostante il difficile contesto globale: guerre, calamità, disastri e persecuzioni.
Meditiamo su ciò che Cristo disse a Pietro a Cesarea di Filippo: «Tu sei la roccia e su questa roccia edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa» (Matteo 16, 18).
Ciò che dà speranza, soprattutto nella nostra Chiesa maronita, è la canonizzazione dei tre fratelli Massabki maroniti. E questo perché furono martiri che versarono il loro sangue a Damasco per attaccamento a Cristo, e si rifiutarono di abbandonare la scelta che avevano fatto di seguire il Divin Maestro Gesù.
Ciò che aumenta la forza di questo evento, una benedizione oltre la benedizione, è che sono proprio i laici a ricordare a ogni battezzato e a ogni battezzata la propria chiamata alla santità.
La santità non è un progetto limitato al clero, ai religiosi e alle religiose ma che, secondo le parole dell’apostolo san Paolo agli Efesini, vale per tutti i battezzati: «In lui Dio ci ha scelti prima della fondazione del mondo, affinché possiamo essere santi e immacolati davanti a lui» (Ef 1, 4).
La santità dei fratelli Massabki si manifestò non soltanto nel martirio per la fede, ma anche nella quotidiana testimonianza cristiana, e contrassegnò le loro parole, azioni e professioni.
La loro vita intrisa nelle virtù teologali e nei valori evangelici non è stata una preparazione all’accettazione di tale morte, culmine del loro amore per Dio?
Adempirono ciò che il Divino Maestro aveva comandato: «Ogni uomo, dunque, che mi avrà riconosciuto davanti agli uomini, io altresì lo riconoscerò davanti al Padre mio, che è nei cieli. Ma chiunque mi avrà rinnegato davanti agli uomini, io altresì lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli» (Mt 10, 32).
È questa per eccellenza la radicalità nella fede di cui parla san Giovanni l’Evangelista nell’Apocalisse: «Ma poiché sei tiepido, non sei cioè né freddo né caldo, sto per vomitarti dalla mia bocca» (Ap 3, 18). È come chi segue Cristo, mette mano all’aratro e non si volta indietro (Lc 9, 62); dichiara il suo “sì” fiat al progetto del Signore nella sua vita, e si impegna a realizzarlo nell’ambito del suo lavoro quotidiano, con le sfide, le difficoltà e le esperienze che comporta.
Questo radicalismo potrebbe essere coronato dal battesimo di sangue di alcuni cristiani, come è stato nel caso degli otto monaci francescani, dei tre fratelli Massabki e di tanti altri, i cui nomi non sono menzionati nei libri di storia, ma sono invece scritti nel libro della vita eterna nel Regno con i Santi e i Giusti.
Appare dunque opportuno contemplare la forza della fede in questi martiri, senza chiudere gli occhi sul loro cammino di vita, segnato dal profumo del Vangelo e permeato dei suoi valori. Ciò che ci colpisce, oltre l’eroismo del martirio stesso, è l’approccio alla vita quotidiana ispirato alle luci della Sacra Scrittura e agli insegnamenti della Chiesa.
In effetti, l’evento della canonizzazione dei fratelli Massabki sostiene la nostra Chiesa maronita, la Chiesa in Medio Oriente, come la Chiesa universale, e rafforza sempre più il coraggio e l’aspirazione dei figli e figlie della Chiesa a consolidare nel loro cammino spirituale la radicalità della fede.
Essi sono segni concreti e chiari, come una candela accesa nel nostro Oriente sofferente. È momento di preghiera, motivo di fierezza e, al contempo, opportunità, per ciascuno di noi, porci davanti alla responsabilità di essere fedeli al proprio battesimo, affinché prendiamo coscienza della nostra identità, esaminiamo il nostro cammino nella fede in Dio e ci interroghiamo circa il nostro impegno verso l’alleanza con Lui.
Ispirandoci alla vita di ciascuno dei tre fratelli, possiamo dedurre come raggiungere la santità tramite le nostre diverse condizioni.
Francesco, che era un famoso commerciante di seta, ha inserito i valori evangelici nel campo del suo lavoro economico; ha vissuto la sua carriera in trasparenza, condividendo i suoi beni con gli altri.
La sua ricchezza non ha ostacolato il suo rapporto con Dio ma era un mezzo di santificazione attraverso la solidarietà che ha concretizzato con i bisognosi, i poveri, gli affamati.
Il suo modo di vivere rappresenta la chiamata per ogni cristiano a considerare ciò che possiede come dono di Dio, per utilizzarlo come mezzo di santificazione attraverso le opere di misericordia e di carità.
Mooti invece, con il suo modo di essere impegnato nella vita cristiana e dedito ai suoi alunni attraverso l’esempio, è un modello concreto di vita cristiana: insegna ad ogni educatore, professore, maestro, professore a testimoniare la presenza del Signore... un prezioso modello per qualsiasi docente, quello di riflettere la presenza del Signore trasmettendo con l’esempio e la parola, il Verbo di Dio. Infatti, ripeteva ai suoi studenti che la grazia più grande che Dio può concedere ad un credente è il martirio.
Il terzo, Raffaele, descritto da chi lo conobbe come “semplice”, era al servizio dei suoi fratelli e sorelle e dei frati francescani, nella cui chiesa lo si ritrovava. Saperlo onorato dalla Chiesa tra i santi di Dio è di grande consolazione per tutti coloro ai quali la vita non ha dato doni sufficienti per poter fondare una famiglia o assumersi responsabilità sociali, come anche per i loro genitori e per tutti coloro che ne portano il peso.
Inoltre, c’è da sottolineare l’importanza della famiglia nella santificazione dei suoi membri, alla luce dell’esperienza dei fratelli Massabki. In un momento in cui il concetto cristiano di “famiglia” viene messo in discussione col rischio di vedere scomparire con esso l’immagine concreta di Dio, tra gli uomini, i tre fratelli Massabki ne ricordano la solidità e la bellezza.
Ringraziamo il Signore per il dono che ci ha offerto: la canonizzazione dei francescani e dei tre maroniti, i fratelli Massabki, esempi per la loro fede in Cristo, per la loro pietà e generosità.
Preghiamo affinché, per la loro intercessione, regni la pace in Medio Oriente e in tutto il mondo, e affinché ogni cristiano nel mondo rimetta in discussione la sua identità, quella di essere santo.
di Youhanna Rafic El Warcha
Procuratore patriarcale presso la Santa Sede e rettore del Pontificio Collegio Maronita