Dialogo e confronto

Circa 140 studenti universitari, provenienti principalmente dal Nord America, si sono riuniti, nel tardo pomeriggio di ieri, 18 ottobre, nell’Aula Paolo vi per confrontarsi con la Segreteria del Sinodo. Durante l’evento, intitolato “Studenti universitari in dialogo con i leader del Sinodo”, alcuni giovani hanno posto una serie di domande alle quali hanno risposto i cardinali Mario Grech e Jean-Claude Hollerich, rispettivamente segretario generale e relatore del Sinodo, suor Leticia Salazar, cancelliere della diocesi di San Bernardino, e il vescovo Daniel Flores della diocesi di Brownsville, nel sud del Texas.
L’impostazione della tavola rotonda, che rispecchiava quella della Seconda sessione in corso del Sinodo sulla sinodalità, simboleggiava la visione di Papa Francesco di una Chiesa che cammina insieme in un viaggio di ascolto e impegno.
La prima domanda è arrivata da Asia Chan, studentessa di Trinidad e Tobago, che ha manifestato la propria difficoltà a esprimere la sua fede in una cultura diversa e ha chiesto come la Chiesa potrebbe migliorare le consultazioni future per garantire che più voci vengano ascoltate. Il cardinale Grech, riconoscendo la sfida e condividendo che l’attuale processo sinodale della Chiesa non ha precedenti nella sua portata di ascolto, ha osservato che, sebbene ci siano ancora margini di miglioramento, questo Sinodo ha coinvolto molte più persone rispetto ai precedenti. «Durante il Sinodo sulla famiglia — ha detto — hanno partecipato solo 80 delle 114 Conferenze episcopali. Questa volta 112 su 114 hanno presentato il loro rapporto: ciò significa che una buona parte delle persone è stata ascoltata».
Il porporato ha anche osservato che stavolta più di 20 mila persone hanno partecipato su una piattaforma digitale, quindi «la partecipazione è stata molto buona e promette di essere migliore in futuro». «L’ascolto è fondamentale» ha continuato Grech, sottolineando l’importanza di ascoltare non solo le opinioni, ma anche la guida dello Spirito Santo, in un processo che «aiuterà la Chiesa a diventare più sinodale, creando una cultura dell’incontro radicata nell’ascolto sia di Dio che degli altri».
Alejandra, studentessa venezuelana cresciuta in Medio Oriente, ha chiesto perché i giovani non coinvolti nella Chiesa dovrebbero interessarsi alla sinodalità e come la Chiesa potrebbe creare spazi per coloro che se ne sentono feriti. Il cardinale Hollerich ha rimarcato quanto sia importante ascoltare le persone, non solo le loro opinioni, nel mondo polarizzato di oggi. Ha evidenziato, inoltre, lo scontro di opinioni che attualmente caratterizza gli Stati Uniti e ha osservato che «la polarizzazione è un modo di pensare molto lontano dalla sinodalità, così come il mondo digitale, dove segui solo le persone che hanno le tue stesse opinioni e, se non sei d’accordo, diventa molto oppositivo. Ma, ha proseguito, «una persona con un’opinione diversa non è un nemico; siamo parte della stessa umanità. Dobbiamo trovare soluzioni comuni»; nella Chiesa è più facile perché siamo sorelle e fratelli; condividiamo lo stesso Battesimo.
«Penso che il mondo possa imparare da questo — ha affermato il porporato gesuita — e sarebbe bello se potessimo aprirci ad altre credenze e religioni per discutere in fraternità globale i grandi problemi del nostro mondo» poiché la sinodalità offre un modo per unire le persone, riconoscendo la loro comune umanità.
Il mondo, ha detto ancora Hollerich, potrebbe imparare dall’approccio della Chiesa alla sinodalità, in particolare nel creare spazi per un dialogo rispettoso che affronti questioni globali come la pace, la giustizia, l’ecologia.
Sondra, studentessa di San Francisco, ha sollevato preoccupazioni su come l’enfasi sull’esperienza nel processo sinodale potrebbe influenzare la fedeltà alla tradizione e alla verità. Il vescovo Flores le ha risposto rassicurandola che la sinodalità non compromette la missione della Chiesa di proclamare il Vangelo. Riconoscendo che ascoltare coloro che hanno opinioni diverse sia una sfida, ha fatto notare quanto essenziale sia l’ascolto per comprendere le realtà che le persone affrontano. Il presule ha spiegato inoltre che la Chiesa è sempre stata un’istituzione “disordinata”, ma lo Spirito Santo la mantiene unita. Il processo sinodale, ha riflettuto, aiuta ad approfondire la comprensione senza minare gli insegnamenti fondamentali della Chiesa.
Joseph, studente di New Orleans impegnato nella pastorale giovanile, ha chiesto in che modo il Sinodo può trasformare le discussioni in azioni concrete. Suor Leticia Salazar ha specificato cos’è la natura trasformativa del processo sinodale ricordando l’invito di Sant’Ignazio di Loyola a vivere la Scrittura come se si fosse presenti sulla scena. Sedersi ai tavoli dei partecipanti al Sinodo, ha riconosciuto, è un’esperienza potente che promuove la comunione e la trasformazione. La religiosa ha quindi auspicato che gli studenti portino questa esperienza nelle loro comunità, rendendo la sinodalità una realtà vissuta, precisando che il processo non è semplicemente teorico, ma un modo di discernere e costruire insieme come un’unica Chiesa. «Cosa succederà dopo questo periodo? Si continuerà a San Bernardino e, si spera, in tutta la Chiesa» è l’augurio della suora. «È un modo di trovare Gesù l’uno nell’altro, non è un’idea, è costruire insieme e discernere insieme la volontà di Dio». In questo momento di polarizzazione, ha continuato Salazar, «la sinodalità ha un modo gentile di annunciare la Buona Novella, molto rispettoso». «Spero tanto che dagli Stati Uniti arriviate qui», ha concluso, «La bellezza è che non siamo soli. Papa Francesco non porta avanti la sua missione da solo; ha chiamato tutta la Chiesa a farla con lui. Renderla reale!».
Fabio da El Salvador, studioso di teologia, ha domandato come i seminari e le scuole teologiche possano promuovere la sinodalità. Il vescovo Flores ha risposto incoraggiando teologi e seminaristi a impegnarsi con le realtà delle persone con le quali ci si relaziona. Ha sottolineato, poi, l’importanza di uscire dagli ambienti accademici per sperimentare la vita di coloro che sono ai margini. Il cardinale Grech ha aggiunto che i seminari e i programmi teologici devono essere rivalutati attraverso una lente sinodale e ha invitato studenti e teologi a contribuire a questa conversazione, sottolineando che la sinodalità deve permeare ogni livello della formazione della Chiesa.
Mika da Cincinnati ha posto la sesta e ultima domanda su come la Chiesa potrebbe supportare i laici nella promozione del dialogo interreligioso e quali lezioni la sinodalità potrebbe imparare da altre tradizioni di fede. Il cardinale Hollerich ha riflettuto sulla sua esperienza in Giappone, dove ha insegnato a studenti di varie religioni e ha raccontato come questo incontro lo abbia aiutato a riconoscere che Dio è già presente in tutte le culture e religioni. Il porporato ha sottolineato che la sinodalità può insegnare al mondo che la religione non dovrebbe essere una fonte di conflitto, quanto piuttosto un percorso verso una maggiore fraternità, e ha esortato la Chiesa ad agire insieme ad altre tradizioni di fede per affrontare le sfide globali — quali la giustizia sociale e quella ecologica — come fratelli e sorelle uniti da una missione comune. «Dobbiamo dimostrare che non ci limitiamo a parlare, dobbiamo agire insieme, incontrarci e crescere nella stima, nell’amore e nell’amicizia, e agire per il bene dell’umanità. Questo è parte della nostra missione, come lo è anche proclamare Dio» ha affermato.
Al termine dell’incontro, gli studenti hanno presentato un’opera d’arte: un mosaico che rappresenta le preghiere e le domande emerse durante il loro soggiorno a Roma. Ogni partecipante è stato invitato a contribuire con una preghiera, a simboleggiare la speranza collettiva per una Chiesa più sinodale, inclusiva e in ascolto.
di Linda Bordoni