Il Sinodo dei vescovi
Nel briefing sono state riferite le proposte presentate in Aula per una Chiesa sinodale

Nei crocevia ventosi
dove soffia lo Spirito

 Nei crocevia ventosi  dove soffia lo Spirito   QUO-236
17 ottobre 2024

I «luoghi della sinodalità» non sono quelli protetti o istituzionali, ma sono i «crocevia ventosi dove soffia lo Spirito». Per questo — è stato riferito stamani nel briefing per i giornalisti nella Sala stampa della Santa Sede — è stata proposta in Aula «un’assemblea ecclesiale del Mediterraneo per ascoltare le voci dei migranti», si è sollecitato il rilancio del ruolo delle parrocchie, il coinvolgimento più diretto dei giovani e l’attenzione autentica alle persone con disabilità con la creazione di un consiglio ad hoc. E, ancora, è arrivato l’invito a non perdere di vista né la centralità dell’Eucaristia né il servizio ai poveri e poi il dialogo ecumenico, anche nella riflessione sul ministero del Papa, il servizio dei vescovi e delle Conferenze episcopali, fino alla definizione dei rapporti con la curia romana e i Dicasteri della Santa Sede.

Nel briefing — iniziato alle 13.30 e introdotto dal vice direttore della Sala stampa della Santa Sede, Cristiane Murray — a fare il punto dei lavori sinodali sono stati Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la comunicazione e presidente della Commissione per l’informazione, e Sheila Pires, segretario della Commissione.

E così Pires ha riferito che stamani — presenti in Aula in 346 — sono proseguiti gli interventi liberi sui temi 2 e 3: «Come riconfigurare la partecipazione in chiave missionaria, in un contesto di cambiamento d’epoca, di fronte ai fenomeni della mobilità umana, nella cultura dell’ambiente digitale. A che cosa siamo chiamati e disposti a rinunciare, quali sono gli ostacoli e che cosa promuovere?» e «La sinodalità in quanto collegialità e primato, il ruolo della curia romana, alla luce della Praedicate Evangelium, sinodo universale, assemblee ecclesiali e continentali, sinodi e concili particolari».

Molti interventi hanno affrontato la questione «delle difficoltà e del dramma dei migranti — ha detto Pires — ed è stata espressa gratitudine per ciò che le Chiese fanno per accoglierli». Per il futuro, in particolare, è stato proposto «di creare un’assemblea ecclesiale mediterranea, ma non euro-mediterranea, per poter ascoltare direttamente la voce di queste persone». Inoltre «è stata sottolineata l’importanza del lavoro delle Chiese del bacino del Mediterraneo, creando strutture che fanno rete».

Si è parlato, inoltre, ha proseguito Pires, di «come far sì che le parrocchie vengano incontro all’esigenza dei giovani, magari cambiando anche l’orario della celebrazione della messa». E cappelle potrebbero essere poste anche nei centri commerciali. Inoltre «le piccole comunità, presenti lì dove si trovano le persone, possono in un modo migliore essere una strada». Ma «senza la riconfigurazione delle parrocchie in reti o piccole comunità di contiguità la sinodalità diventa più lenta e rischia di diventare elemento accentratore».

Altra questione affrontata è stata quella delle “reti virtuali” — come Talitha Kum — che sono sostenute da donne e uomini religiosi e quanti partecipano provengono da varie culture e si scambiano doni gli uni e gli altri. Ci si è chiesti, nello specifico, «come collegare questi alle reti, alle parrocchie e alle Conferenze episcopali». E, ancora, ha fatto presente Pires, «si è parlato delle persone con necessità speciali, con disabilità, ricordando la testimonianza di Gesù che si avvicina con parole di liberazione integrale: nulla a che fare con la rassegnazione e con il paternalismo». In Aula è stato affermato che «la Chiesa sinodale deve sentire il bisogno che le persone con disabilità siano prese in considerazione: in proposito è stata proposta la creazione di un consiglio» per la disabilità.

Pires ha poi condiviso il fatto che è stata ricordata la prima raccomandazione apostolica di “non dimenticatevi dei poveri”, che è stato affermata l’urgenza di «scuotere le coscienze dei cattolici nel mondo dell’economia e delle istituzioni». Tra le proposte avanzate in Aula anche «una piattaforma comune per gli studenti di diverse religioni che frequentano le scuole cattoliche».

Attraverso i diversi interventi, ha affermato il segretario della Commissione per l’informazione, «si è cercato di riflettere come radicare nelle Chiese locali l’esperienza del sinodo e cioè la libertà di parlarsi senza paura». A proposito è stato detto, appunto, che la Chiesa ha bisogno di abitare «luoghi ventosi», dove soffia lo Spirito, senza rifugiarsi in luoghi sicuri. Con riferimento a una frase dell’Instrumentum laboris: Dio continua a parlare attraverso gli avvenimenti che hanno luogo nello spazio e nel tempo.

Ecco, dunque, ha concluso Pires, che «i luoghi della sinodalità non possono essere le case protette, non solo quelli istituzionali, ma i crocevia dove si scopre una cosa importante: se il Vangelo incontra le brucianti esigenze del luogo emergono differenti risposte per le differenti culture».

Ruffini, nel suo intervento al briefing, ha riferito che è stata sottolineata anche l’importanza della missione dei religiosi, fondamentale per il servizio — visti i luoghi di grande sofferenza e disagio o dell’educazione dove i religiosi operano — e per favorire la comunione.

Si è parlato, poi, dell’importanza della relazione tra sinodalità e primato, ricordando soprattutto i documenti del dialogo cattolico-ortodosso e si è sottolineata l’importanza del contributo delle Chiese orientali.

Ruffini ha fatto presente che in Aula è stato detto che «non si tratta ovviamente di attribuire alle Conferenze episcopali la capacità di definire nuovi dogmi o di professare nuovi articoli di fede, ma piuttosto quella di insegnare autenticamente l’unica e sola fede della Chiesa, in un modo inculturato, in un determinato contesto», in risposta alle sfide e alle domande particolari dei popoli che attendono la fede cristiana. In uno stile sinodale di comunione con tutta la Chiesa.

È stato rimarcato, ha aggiunto il prefetto del Dicastero per la comunicazione, «il valore alla Chiesa locale, da riconoscere anche da parte dei nunzi». Ed «è stato ricordato che non c’è Chiesa senza vescovo e non c’è vescovo senza Chiesa e questo è molto importante dal punto di vista ecumenico. La successione apostolica è sempre a una sede, è stato affermato».

Negli interventi, poi, «è stato ribadito che non bisogna aver paura della sinodalità» e neppure promuovere la polarizzazione che mette a rischio l’unità attorno a Pietro e, dunque, l’unità della Chiesa. «Serve concretezza — ha detto Ruffini — ed è in qualche modo sorprendente che, a tanti anni dal concilio Vaticano ii , non sia ancora più chiaro lo statuto teologico delle Conferenze episcopali». Avanzata poi la proposta di consultare di più le Chiese locali quando si preparano i documenti, anche da parte della curia romana.

È stato affermato anche, ha riferito Ruffini, che il Papa ha sempre bisogno dell’aiuto dei fedeli e che la missione di tutto il Popolo di Dio è aiutare il Pontefice. Va rivisitato il Sinodo, è stato detto, e i vescovi devono consultare tutto il Popolo di Dio per dare, a loro volta, consigli al Papa e ai vescovi stessi, alle Conferenze episcopali.

In Aula, ancora, «è stato sottolineato che serve maggiore fiducia e, anche, che occorre cambiare la modalità delle comunicazioni tra Roma e i vescovi locali. Chi lavora nei Dicasteri dovrebbe andare — è stato proposto — a visitare più spesso le piccole comunità e le varie diocesi».

Infine, ha concluso Ruffini, «è stato detto che la Chiesa universale prende corpo e vita nelle chiese particolari. Ed è stato chiesto, infine, di dare spazio nel Documento finale alla centralità dell’Eucaristia, perché la Chiesa sinodale riceve le forme di comunione da Gesù Cristo e dal suo Spirito, altrimenti attira l’attenzione solo su di sé», finendo per «essere in qualche modo autoreferenziale».


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