Cerimonia di inaugurazione nella sede della Fao a Roma

Nel mondo 730 milioni di persone soffrono la fame

 Nel mondo 730 milioni di persone soffrono la fame  QUO-235
16 ottobre 2024

Non ci sono proprio buone notizie per celebrare questa 44ª Giornata mondiale dell’alimentazione, che cade proprio nell’anno in cui la Fao entra nel suo 80° anno di attività. Alla cerimonia inaugurale, di fronte ai delegati di oltre 150 paesi, il segretario generale dell’organizzazione, Qu Dongyu, ha esordito ricordando che nel mondo soffrono la fame 730 milioni di persone e che almeno 2,8 miliardi di abitanti del pianeta non hanno accesso ad una corretta alimentazione.

Il tema della Giornata di quest’anno recita Right to Foods for a Better Life and a Better Future, “diritto al cibo per una vita e un futuro migliori”. Un titolo che certamente rende meglio nella sua dicitura in inglese, che parla di “cibi” al plurale. Una particolarità linguistica che in molti hanno voluto sottolineare nell’avvicendarsi sul palco dei relatori.

Dal ministro per l’agricoltura italiano al re del Lesotho tutti hanno sottolineato il patrimonio rappresentato dalla varietà delle tradizioni alimentari, legate spesso alla ricchezza culturale delle comunità locali e soprattutto di quelle indigene. Anche il messaggio di Papa Francesco, letto da monsignor Fernando Chica Arellano, Osservatore permanente della Santa Sede presso la Fao, l’Ifad e il Pam, conteneva un forte riferimento alle realtà più fragili delle comunità rurali che vanno tutelate nella loro dignità e nelle loro necessità. Parlando con i media vaticani, monsignor Arellano ha sottolineato come l’unica arma contro la fame sia la condivisione: «Il cibo c’è, quello che manca è l’accesso al cibo. Purtroppo siamo molto ricchi di retorica, ma scarsi in opere e gesti. Servono iniziative concrete da parte del mondo politico».

La malnutrizione, ha sottolineato il direttore generale della Fao, è strettamente connessa con le capacità di sviluppo delle singole società e delle nazioni in cui esse si realizzano. E la sfida di oggi consiste nel produrre più quantità di cibo con meno sfruttamento di risorse, preservando la biodiversità e proteggendo il pianeta.

Nella battaglia contro la fame e la malnutrizione tuttavia si aprono degli spaccati sempre più drammatici e legati alla crescente mancanza di sicurezza internazionale. L’allarme è stato lanciato con forza dalla direttrice esecutiva del Pam — il Programma alimentare mondiale — Cindy McCain, che ha chiesto alla comunità internazionale di difendere le persone che operano in prima linea per fornire cibo d’emergenza. «Gli operatori umanitari non sono degli obiettivi!», ha ribadito con insistenza la direttrice McCain, ricordando che questo organismo specializzato è attivo in tutte le peggiori crisi umanitarie dal Sudan a Gaza. Nel 2023 gli operatori del Pam hanno salvato la vita a oltre 150milioni di persone agendo in 36 paesi nel mondo e ora si sentono dei bersagli.

La comunità internazionale deve investire maggiori risorse e tonare ad operare a livello multilaterale per contrastare le ragioni che sono alla base della crescente insicurezza alimentare, ha detto il segretario generale dell’Onu António Guterres, che ha colto l’occasione per lanciare ai leader del pianeta un accorato appello alla pace.

Nonostante le premesse non incoraggianti, tutti i leader intervenuti si sono detti convinti della possibilità di cambiare l’attuale situazione alimentare mondiale. Non sarà raggiunto l’obiettivo fame zero entro il 2030, ma certamente sarà possibile cambiare le politiche di investimento finanziario indirizzandole verso modelli più sostenibili. Per Gerardine Mukeshimana, vice presidente dell’Ifad — il Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo — è fondamentale sostenere i piccoli agricoltori, che producono almeno la metà del cibo a livello mondiale su solo un quinto del terreno disponibile.

Sono in particolare le donne ad essere coinvolte in nuovi progetti di sostenibilità alimentare. Tra gli esempi positivi illustrati nel corso dell’evento ha riscosso particolare interesse il progetto elaborato dalla chef ghanese Fatmata Binta che si è ispirata alle tradizioni alimentari della tribù Fulanis, rilanciando la coltivazione del fonio, un grano minuscolo ma molto nutriente capace anche di crescere nelle zone più secche dell’Africa. Un’iniziativa, quest’ultima, che ha avuto un forte impatto sull’empowerment delle donne in molte comunità rurali.

A ricevere il prestigioso premio che la Fao assegna in occasione della Giornata mondiale dell’alimentazione è stato quest’anno l’Istituto dell’accademia cinese delle scienza agrarie (Caas) di Shanghai che ha sviluppato un piano per l’eliminazione del “bruco legionario dell’autunno”, un parassita capace di distruggere irrimediabilmente ampie aree coltivate in particolare ne vicino Oriente e nel nord Africa.

A conclusione dell’evento che ha lanciato l’attuale Giornata mondiale dell’alimentazione è stato annunciato il ricco programma di sensibilizzazione che si svilupperà per tutta la settimana a livello mondiale con una campagna in oltre 50 lingue con la quale si intende rilanciare l’impegno collettivo per il raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda per lo sviluppo sostenibile.

di Stefano Leszczynski