Il sostegno di Aiuto alla Chiesa che soffre agli sfollati libanesi

Porte aperte ai rifugiati

Lebanon
Mgr. Hanna Rahmé, O.L.M., Bishop of Baalbek-Deir El-Ahmar (Maronite).)
12 ottobre 2024

In queste drammatiche giornate di guerra, in Libano le comunità cristiane sono in prima fila nell’accogliere migliaia di persone in fuga dai bombardamenti. Uno spaccato di questo sforzo ci viene offerto dalla fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre (Acs), che ha dato voce a monsignor Hanna Rahmé, vescovo di Baalbek-Deir El-Ahmar dei Maroniti, a Beqaa, nell’est del Libano.

Secondo una nota della fondazione pontificia, i bombardamenti israeliani stanno colpendo le zone strategiche presenti nel territorio della sua diocesi, in particolare la regione intorno a Baalbek, dove si ritiene ci siano basi di Hezbollah, e allo stesso tempo i villaggi dove vivono sia cristiani sia musulmani. «Ognuna delle famiglie cristiane dei villaggi intorno a Deir El-Ahmar ha accolto tre o quattro famiglie, cioè tra 30 e 60 persone», riferisce il presule ad Acs. «Siamo soffocati dal numero di sfollati, ma non possiamo abbandonarli al loro destino» racconta ancora monsignor Rahmé. «Ho parlato alla televisione locale e mi sono rivolto alle persone nelle zone sotto bombardamento, dicendo loro che le nostre case erano pronte ad accoglierli» e, aggiunge il vescovo, «i musulmani sono enormemente toccati da questa solidarietà cristiana».

La diocesi di monsignor Rahmé copre circa il 27% della superficie del Paese e si trova in una regione che conta circa 450.000 musulmani sciiti. Il prelato racconta che anche nell’area intorno alla città di Deir El-Ahmar i bombardamenti avvengono quotidianamente, prendendo di mira i siti militari ed economici di Hezbollah che distano solo tra i cinque e i venti chilometri dal centro. Secondo monsignor Rahmé, circa 13.000 persone sono fuggite nelle zone della diocesi dove la popolazione è prevalentemente cattolica. A Deir El-Ahmar, dove si trova la sede episcopale, e nei villaggi circostanti, circa 2.300 persone sono state accolte da istituti scolastici, mentre altre 5.000 sono state ospitate in case private e 1.500 in chiese e conventi. Secondo il vescovo, però, molti degli sfollati devono dormire per le strade cittadine e ancora di più sono quelli partiti per il Nord o per la Siria. Secondo i dati dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), tra il 21 settembre e il 3 ottobre, circa 235.000 persone hanno raggiunto la Siria via terra, tra cui 82.000 libanesi e 152.000 siriani.

Ai microfoni dei media vaticani il direttore della sezione italiana di Aiuto alla Chiesa che Soffre, Massimiliano Tubani, spiega che «paradossalmente non c’è stato un surplus di impegno perché lo sforzo per il Libano di Acs era già al massimo», tuttavia si registra «un peggioramento delle condizioni della popolazione ma la situazione era già drammatica prima dell’inizio dei bombardamenti». Gli aiuti urgenti per la fase attuale, aggiunge Tubani, si inseriscono nella strategia di rafforzamento della comunità cristiana libanese. In questa cornice Acs ha stanziato per il 2024 2,2 milioni di euro per le scuole cattoliche e la catechesi; 1,4 milioni di euro per la pastorale; 150mila euro i seminari per un totale 200 progetti.

«Tutto questo flusso di aiuti permette oggi alle comunità cristiane di accogliere migliaia di famiglie cristiane e musulmane che stanno scappando dalle aree colpite dai bombardamenti», sottolinea Tubani, che poi avverte che «il sostegno di Acs è fondamentale anche per evitare un nuovo esodo della comunità cristiana che impoverirebbe ancora di più il tessuto sociale del Libano». «Rafforziamo la comunità cristiana — conclude — proprio perché possa rappresentare un elemento di armonizzazione e di pacificazione della società libanese».

di Marco Guerra