Lunedì 14 ottobre a Udine si gioca la partita di calcio tra Italia e Israele per la Nations League. Attorno al match si è accesa — in questi tempi di guerra — una polemica sul patrocinio istituzionale: chiesto dalla Federcalcio italiana, inizialmente negato dal Comune di Udine perché «divisivo» ma concesso dalla Regione friulana perché non ci devono essere «discriminazioni».
A proporre che la partita diventi «un’occasione di dialogo sulla vicenda mediorientale, nella quale scorre già troppo odio», è intervenuta la comunità di “Rondine - Cittadella della Pace” rilanciando «i segnali di un possibile confronto». E lo ha fatto, in particolare, con una “lettera aperta” alle istituzioni civili e sportive, ma anche a tutti gli «enti sociali, economici, culturali educativi e religiosi del territorio di Udine». Con la proposta di un incontro per contribuire a «spezzare la catena crescente dell’odio: avversari sì, nemici mai, perché il vero nemico è la guerra!». Lo sport, è la linea di “Rondine”, può essere uno «spazio terzo» e un’opportunità per la pace. Hanno già aderito, tra gli altri, il sindaco di Udine, De Toni, il ministro italiano per lo sport, Abodi, e l’arcivescovo di Udine, monsignor Lamba. (giampaolo mattei)