Tra cultura e resistenze

«Donne e uomini: questione di culture» è il titolo del volumetto con sottotitolo «Per una Chiesa del noi», a firma delle teologhe Linda Pocher, Regina da Costa Pedro e Stella Morra (Edizioni Paoline, Milano 2024, pp 80, euro 11). Nato dal terzo incontro che il Consiglio di cardinali ha dedicato nell’aprile scorso al ruolo delle donne della Chiesa, il volume è arricchito dalla prefazione di Papa Francesco. Ne pubblichiamo di seguito il testo.
«Ogni rinnovamento della Chiesa — afferma il concilio Vaticano ii — consiste in una fedeltà più grande alla sua vocazione» (Unitatis redintegratio 6). La Chiesa è chiamata a questa continua riforma perché è comunità di uomini e donne consapevoli di essere peccatori salvati, sempre bisognosi di perdono e di conversione. A questa consapevolezza, che da sempre accompagna i credenti, si aggiunge nel nostro tempo la presa di coscienza che il processo di conversione delle persone e delle istituzioni avviene sempre all’interno di una cultura, che per alcuni versi può favorire, per altri può ostacolare la riforma personale ed ecclesiale.
Anche il cammino sinodale è un cammino di riforma che, come ogni cammino di conversione, può incontrare ostacoli esterni e resistenze interne. I primi discepoli di Gesù, camminando insieme per le strade della Palestina, hanno fatto questa esperienza: si sono scontrati insieme a lui con l’opposizione dei potenti del loro tempo e si sono misurati, alla scuola esigente del Maestro, con le forze respingenti che portavano in cuore.
Quando una donna, in casa di Simone, lava i piedi di Gesù con le sue lacrime e li asciuga con i capelli, l’abitudine, culturalmente consolidata, a considerare malamente donne «come quella» gioca un ruolo fondamentale (cfr. Lc 7, 36-50). Quando, però, in prossimità della pasqua, un’altra donna unge il capo del Signore, una certa invidia si aggiunge allo sconcerto (cfr. Mc 14, 3-11 e paralleli). La donna ha compiuto un gesto liturgico — ha unto l’eletto di Dio — che sarebbe spettato a un profeta o a un sacerdote. Ecco che l’insegnamento del Maestro sull’elemosina, che apparteneva alla cultura della sua comunità, viene utilizzato contro la donna, per resistere al nuovo che attraverso di lei si fa strada. Il gesto della donna, infatti, è profezia della risurrezione, segno dell’avvento di colui che fa nuove tutte le cose.
Non è facile riconoscere le proprie resistenze di fronte al Vangelo, perché in esse le idee, anche quelle che sembrano buone, si intrecciato alle emozioni e alle abitudini. È necessario crescere nella capacità di ascoltare con pazienza il proprio cuore, di guardare con gli occhi del Signore le proprie abitudini e convinzioni e di dedicare tempo alla contemplazione del modo di agire, parlare e sentire di Gesù. Soprattutto quando si tratta di resistenze culturali, perché la cultura è la radice misteriosa che ci lega alla terra, alla famiglia, alla tradizione religiosa da cui siamo nati. È importante imparare a discernere, come il pescatore della parabola, all’interno di questa grande rete, i pesci buoni e i pesci cattivi (Mt 13, 47-48).
A livello istituzionale, le resistenze al cambiamento possono assumere la forma di vere e proprie strategie che a volte vengono messe in atto per bloccare la riforma: rimandare le decisioni a un futuro indefinito; rispondere alle richieste con il silenzio, cioè non rispondere; rifugiarsi dietro a un falso bisogno di discutere e indagare senza fine; moltiplicare la burocrazia; eliminare in vari modi le persone che danno fastidio, oppure stancarle in modo da spingerle a rinunciare alle loro richieste.
Il segno che una comunità ha fatto un buon discernimento è la consolazione. Finché non c’è consolazione nella comunità ecclesiale, il discernimento non è compiuto: forse si tratta di ascoltare più in profondità e senza giudizio; forse si tratta di arrivare a una decisione più definita, anche se ad experimentum; sicuramente si tratta di fare più attenzione alle resistenze, di nominarle e di dare loro parola.
Sono grato alle teologhe che hanno permesso a me e ai cardinali del mio Consiglio di meditare su questo tema e di mettere maggiormente a fuoco il legame tra cultura e Vangelo, tra cultura e resistenze al rinnovamento, e sono contento che, attraverso questo volume, la loro riflessione possa essere diffusa e resa disponibile alle comunità ecclesiali.
In prossimità della Pentecoste, invoco con fede lo Spirito perché ci sia luce e guida nel cammino sinodale che insieme stiamo percorrendo.