Le truppe israeliane entrano nel sud del Libano. L’ultima volta fu nel 2006.
Intanto continuano i raid aerei su Beirut

Operazione di terra

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01 ottobre 2024

Beirut , 1. È iniziata l’operazione di terra dell’esercito israeliano in Libano. Dopo le anticipazioni del tardo pomeriggio di ieri da parte degli Usa che — attraverso il portavoce del dipartimento di Stato, Matthew Miller, avevano detto di essere stati «informati dal governo israeliano di incursioni limitate» in territorio libanese — la conferma ufficiale è arrivata nella notte di oggi anche dalle Forze di difesa israeliane.

«In conformità con la decisione del livello politico, l’Idf ha avviato incursioni terrestri limitate, localizzate e mirate basati su intelligence precisa contro obiettivi terroristici e infrastrutture di Hezbollah nel Libano meridionale. Questi obiettivi si trovano in villaggi vicini al confine e rappresentano una minaccia immediata per le comunità israeliane nel nord di Israele», scrive sul proprio canale x l’Idf. L’aeronautica e l’artiglieria stanno supportando gli attacchi in base a un’operazione approvata «dallo Stato maggiore e dal Comando settentrionale, dopo che i soldati si sono addestrati e preparati negli ultimi mesi». Un’affermazione, questa, corroborata anche da un documento dell’esercito israeliano, in cui il comandante dell’unità Aguz — riporta Channel 12 — conferma per la prima volta che l'Idf ha effettuato operazioni segrete di commando transfrontalieri negli ultimi mesi nel sud del Paese dei cedri.

Continuano anche i raid aerei. Nella notte attaccata la casa di Munir Maqdah, leader delle Brigate dei Martiri di al-Aqsa in Libano. Il raid è stato diretto contro il più grande campo profughi palestinese in Libano, quello di Ain el Hilweh a Sidone: sei le vittime. Almeno 10 morti in seguito al bombardamento sul villaggio di Daoudiya, sempre nel sud. E se alcuni funzionari dell’Idf hanno escluso alla Cnn un’occupazione a lungo termine, pur non specificando una tempistica, stamattina il colonnello Avichai Adraee, portavoce dell’esercito israeliano, in un messaggio in arabo su Telegram ha parlato di «pesanti combattimenti nel sud del Libano», invitando la popolazione a «non viaggiare dal nord al sud del fiume Litani» e ordinando uno sgombero di diverse località a nord del fiume Awali, più in profondità all’interno del territorio, a circa 60 chilometri dal confine. Intanto, l’esercito libanese sta riposizionando le truppe sul confine con Israele.

Il segretario della Difesa Usa, Lloyd Austin, ha sentito l’omologo israeliano, Yoav Gallant, chiedendo un «percorso diplomatico» dopo lo smantellamento delle infrastrutture di Hezbollah e affermando che ci sarebbero «gravi conseguenze per l’Iran nel caso in cui decidesse di lanciare un attacco militare diretto contro Israele». Anche l’Ue, con l’Alto rappresentante per la Politica estera, Josep Borrell, chiede che «tacciano le armi».

E un appello alla tregua arriva anche dalla Chiesa cattolica latina in Libano. «Abbiamo bisogno che Israele si fermi e si trovi un accordo per un immediato cessate-il-fuoco. Ma si tratta di guardare più in là», ovvero «cercare una soluzione politica e non una soluzione militare che non porta da nessuna parte», dice al Sir monsignor Ce’sar Essayan, vicario apostolico della Chiesa cattolica latina in Libano.

I combattimenti continuano anche in altre zone del Medio Oriente e a Gaza. Raid nelle prime ore di oggi sono stati compiuti su Damasco, in Siria, con un bilancio di tre morti e diversi feriti. E ancora attacchi sul campo profughi di Nuseirat, nel centro della Striscia, dove sono rimaste uccise almeno una ventina di persone, e sull’ex scuola Shejaiya dell’Unrwa a Gaza City.