Lucciole e solidarietà
I miei ricordi in tema ecologico sono molto datati. Devo tornare con la mente alla fine degli anni ‘70, quando, d’estate, i miei genitori mi lasciavano qualche giorno del mese di agosto da un'anziana zia la quale aveva una grande casa in campagna, ma non troppo lontana dal mare di Anzio. Noi cuginetti, dopo cena, avevamo il permesso di uscire in bicicletta e, cantando a squarciagola «Azzurro» di Adriano Celentano, correvamo incontro alle lucciole che a migliaia illuminavano le stradine attorno ai campi di pannocchie di granturco. Sì, le lucciole, perché allora non c’era l’inquinamento che c’è adesso.
Il surriscaldamento globale, l’effetto serra, l’incuria dell'essere umano hanno contribuito alla sparizione di questi simpatici insetti. Per uno come me, nato e cresciuto in città, sono vivi solo nei ricordi di quelle estati.
Papa Francesco coglie tutte le occasioni per ricordare che bisogna tutelare l'ambiente, la Terra su cui viviamo, la nostra “casa comune”. Lo ha fatto ripetutamente anche nel suo recente viaggio in Asia e in Oceania, ricordando di prendersi cura dell’ambiente naturale così come di prenderci cura dei nostro fratelli meno fortunati: i poveri, gli anziani, i malati. Dedicarsi agli altri, prendersi cura degli altri è anche un modo per non sentirsi soli. Saremo in grado di recepire e convertire in pratica il messaggio di Papa Francesco? Io mi auguro di sì.
Stefano Cuneo
Andare oltre
il proprio orticello
Innanzitutto cerchiamo di capire chi sono gli “ultimi”, gli “scartati”. Direi che sono coloro che non si sono allineati, non sono entrati nel meccanismo, quelli che, a volte anche inconsapevolmente, non hanno accettato le regole della nostra società che ci vuole consumisti, predatori delle risorse della terra, egoisti, preoccupati più di apparire che essere. Insomma persone che si sono trovate fuori dall’ingranaggio e per le quali “pensare solo al proprio orticello” significa ancora attendere che maturino patate e cipolle.
Una volta, un uomo ha detto: «Siate sempre capaci di sentire nel più profondo qualsiasi ingiustizia, commessa contro chiunque, in qualsiasi parte del mondo».
A guardarsi intorno, di ingiustizie inqualificabili se ne compiono molte contro interi popoli, pure loro “ultimi” e “scartati”, così come contro molti di noi, persone appartenenti alla nostra società. Ingiustizie evidenti.
Tutte queste persone apparentemente, ma solo apparentemente, nulla possono per migliorare il pianeta e la società in cui viviamo. Ma, in realtà, proprio con la loro stessa presenza, con il loro modo di vivere “diverso”, migliorano l’ambiente. In che modo? Consumando meno, non integrandosi in meccanismi che distruggono vegetazione e suolo e i rapporti tra le persone. Anche loro lottano, senza armi, per un mondo più pulito e più giusto. O sbaglio?
Elio
Nessuno può essere scartato
Diventare e sentirsi uno scarto in una società come quelle in cui viviamo non è difficile. Basta che esci dal mondo del lavoro e sei subito considerato un vecchio “scarto”. Chi sei se non ti puoi comprare il cellulare di ultima generazione o non hai una macchina grossa e veloce?
Io sono cresciuto insieme a tanti di questi “scartati”. Ma ognuno di loro mi ha dato qualcosa. E questo significa che anche chi, agli occhi di questa nostra società, appare come inutile e da buttare, hanno ancora un valore e posso dare molto.
Oggi, se sono quello che sono (nel bene e nel male), in parte lo devo anche a loro. Proprio loro mi hanno trasmesso esperienze e insegnato valori. Da loro ho imparato il rispetto che dobbiamo nei confronti degli altri esseri umani e della natura in cui viviamo. Da loro ho imparato cosa vuol dire la solidarietà, anche quando si ha poco o nulla.
Non conoscono cosa sia l’egoismo. Hanno piacere a condividere il loro sapere. Con i loro pensieri, che poi diventano comportamenti, non lasciano mai indietro nessuno.
Ma questo grande potenziale di esperienze e di saggezza viene sprecato ogni volta che un povero viene emarginato. Sono convinto che in questo modo la nostra società ci stia rimettendo parecchio.
Bisognerebbe ricordare quello che succede in un orto dove anche gli “scarti” sono utili per far crescere la vita.
Domenico