Dove l’oceano
incontra il cielo

 Dove l’oceano  incontra  il cielo  QUO-203
09 settembre 2024

«Non volevo ripartire da qui senza incontrarvi, perché voi siete la speranza per il futuro». Le parole di Papa Francesco hanno infiammato i 20.000 giovani della Papua Nuova Guinea che questa mattina, lunedì 9, hanno riempito dei suoni e dei colori della festa il “Sir John Guise Stadium” di Port Moresby per un incontro molto atteso. Un momento del quale hanno approfittato per presentargli non solo le bellezze naturali del Paese, ma anche i problemi sociali che lo assillano e i pericoli che lo minacciano. Lo hanno fatto attraverso alcune testimonianze e soprattutto mettendo in scena una rappresentazione ricca di musica e colori che, seguendo quattro loro coetanei, due papuani e due delle Isole Salomone, ha narrato la bellezza di questa terra «dove l’oceano incontra il cielo, dove nascono i sogni e sorgono le sfide».

Un suggestivo e coinvolgente spettacolo di danze e di parole attraverso il quale i protagonisti hanno anche mostrato le loro preoccupazioni e il loro impegno per le famiglie e per la tutela dell’ambiente, così come quello per mantenere le tradizioni locali e per sostenere l’educazione. Lanciando alla fine l’invito ad «affrontare il futuro con sorrisi di speranza».

Il vescovo di Roma è giunto alle 9.45 alla stadio dalla nunziatura apostolica, dove ha soggiornato qui a Port Moresby — seconda tappa del lungo itinerario in Asia e Oceania —, e dalla quale si è congedato lasciando in dono un mosaico raffigurante lo stemma pontificio, una formella della medaglia del viaggio e un calice.

Al suo ingresso nell’impianto sportivo, dove i giovani erano già riuniti sotto il sole cocente di queste latitudini da quasi tre ore, tra preghiere, canti e balli, è stato accolto dall’entusiasmo incontenibile dei presenti, che gli hanno fatto sentire tutto il loro calore.

Dopo aver percorso in golf cart l’anello dello stadio, Francesco è salito sul palco — davanti al quale erano schierati in costume rappresentanti delle 22 province del Paese — e da qui ha assistito a una danza di benvenuto da parte di una tribù della Provincia centrale di Kairuku-Hiki. È stato poi il responsabile della Youth Commission e vescovo di Kimbe, monsignor Giovanni Bosco Auram, a porgere il saluto al Papa, ringraziandolo per la sua attenzione verso i giovani, ricordando il sinodo del 2018, con l’esortazione apostolica Cristus vivit, e i messaggi per la Giornata mondiale della gioventù. Il presule si è poi soffermato sulle sfide che i giovani papuani devono affrontare, dalle limitate possibilità di crescita e sviluppo, alle difficoltà di vivere i valori cristiani all’interno della famiglia e della società. Sfide riecheggiate nella rappresentazione teatrale, come pure nelle tre testimonianze che l’hanno seguita.

A cominciare da quella di Patricia Harricknen-Korpok, della Catholic Professional Society, che ha sottolineato l’influenza negativa della società, delle industrie dello sport e del divertimento, dei social media e della tecnologia. Rayan Vulum ha invece parlato della disgregazione delle famiglie, dalla quale nasce tanta sofferenza per i giovani, molti dei quali ricorrono alle droghe o finiscono invischiati in traffici illegali, perdendo ogni speranza. E proprio un grido contro la criminalità e la violenza è venuto dalla testimonianza di Bernadette Turmoni, che ha puntato l’attenzione in particolare sul dramma degli abusi nelle famiglie, che distrugge la vita di giovani uomini e donne. Senza dimenticare un’altra grande sfida di questo Paese: la povertà, che spinge molti giovani all’illegalità o a elemosinare ai bordi delle strade.

Testimonianze di realtà drammatiche, dunque, ma tutte concluse da messaggi di impegno e di speranza. Quell’impegno e quella speranza di cui ha parlato loro Papa Francesco nel suo discorso.

Dopo la recita del Padre Nostro, il Pontefice ha impartito la benedizione a tutti i presenti, ai quali ha chiesto di ripetere un gesto, che lui stesso ha mimato: quello di aiutare chi è caduto a rialzarsi. Quindi dei giovani gli hanno offerto alcuni doni, tra cui un’immagine del beato To Rot, che il Papa ha baciato.

Al termine il trasferimento al “Jacksons International Airport” di Port Moresby, dove si è svolta la cerimonia di congedo dalla Papua Nuova Guinea dopo tre giorni intensi ed emozionanti, dei quali sia Francesco sia i papuani serberanno per sempre il ricordo.

Il Papa è stato accolto dal primo ministro, James Marape, che era presente anche allo stadio, con il quale è salito sullo stesso palco usato per la cerimonia di accoglienza, dal quale hanno assistito all’esecuzione degli inni nazionali davanti a un picchetto d’onore. Successivamente il Pontefice ha saluto il seguito locale e la delegazione papuana, prima dell’imbarco su un Boeing 737 di Air Niugini, compagnia di bandiera della Papua Nuova Guinea, che è decollato alle 12.12 locali con destinazione Dili, capitale di Timor Leste, terza tappa di questo lungo viaggio. 

dal nostro inviato
Gaetano Vallini