Dieci olimpionici che hanno gareggiato ai Giochi di Sydney 2000, Pechino 2008 e Londra 2012 hanno — finalmente — ricevuto le loro medaglie “rubate” da atlete e atleti che avevano fatto ricorso al doping e che, lì per lì, l’avevano fatta franca. Ma la squalifica li ha raggiunti per successivi e più approfonditi controlli.
Durante i Giochi di Parigi i dieci — vittime dell’inganno del doping — sono stati protagonisti di una speciale “cerimonia di riassegnazione”, sotto la torre Eiffel.
Dall’edizione di Città del Messico 1968 sono oltre 160 le medaglie olimpiche tolte a chi le aveva vinte (salendo su uno dei tre gradini del podio) con la frode. Per essere consegnate a chi ne aveva diritto e dal podio (con tanto di inno e bandiera) era stato escluso. E così è stato completamente riscritto il podio dei 400 metri ostacoli femminili di Londra: oro per la statunitense Lashinda Demus, argento per la ceca Zuzana Hejnová e bronzo per la giamaicana Kaliese Spencer (nella foto).
Per Sydney il bronzo dei 200 metri è stato consegnato a Beverly McDonald mentre per Pechino il bronzo nel salto in lungo è andato a Chelsea Hammond-Ross. Entrambe sono giamaicane.
Riguardo Londra: oro e argento nel salto in alto allo statunitense Erik Kynard e al canadese Derek Drouin; bronzo nei 1500 metri all’etiope Abeba Aregawi; bronzo nel sollevamento pesi (categoria 85 chili) all’egiziano Tarek Yehia Fouad Abdelazim e (categoria oltre 105 chili) al sudcoreano Jeon Sang.
Ma a Jeon, oggi 43 anni, quel mancato bronzo, quel quarto posto, ha cambiato la vita, segnando la fine della carriera sportiva (aveva vinto il bronzo ai Mondiali proprio alla vigilia dei Giochi di Londra) e l’inizio del lavoro come impiegato. «Dovevo pur mantenere la mia famiglia e il non aver vinto la medaglia ha allontanato sponsor e chiuso il budget» racconta.
Sospetti di doping durante la gara a Londra? «Sì, l’atleta che mi ha preceduto era comparso dal nulla, non lo avevo mai visto prima» la risposta schietta di Jeon.
Oggi il suo obiettivo è sostenere la figlia Heesoo, 17 anni, sollevatrice di pesi come il padre (e anche la madre). «Vorrei vedere Heesoo sul podio con la medaglia olimpica: per carità, ricevere la mia, 12 anni dopo, mi emoziona... ma ormai è il passato». Conclude: «La riconsegna agli atleti truffati è un auspicio perché queste ingiustizie non accadano più e i nostri figli vincano o perdano alla luce del sole».
di Giampaolo Mattei