“Dormizione” e “Assunzione”. Due termini che la Chiesa ha utilizzato a riguardo della conclusione della vita terrena di Maria. Se l’assunzione è stata nei secoli sostenuta da teologi come sant’Alberto Magno, san Tommaso d’Aquino e san Bonaventura, la dormizione, dal latino dormitio (inteso sia come sonno che come morte) poggia sulla dottrina, secondo la quale Maria non sarebbe realmente morta, ma solo caduta in un profondo sonno, al quale sarebbe seguita l’assunzione in cielo. Nel 1950, con la Costituzione Apostolica Munificentissimus Deus Pio xii, definiva come dogma che «l’immacolata Madre di Dio sempre Vergine Maria, terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo».
Ma già molti secoli prima che questa dottrina fosse definita, nel mondo cristiano orientale si era radicato il culto della “Vergine dormiente”, frutto di una sincera e profonda devozione del popolo, con una relativa vasta iconografia che rappresenta Maria nel momento del sonno mentre attende di essere ricongiunta al suo Figlio nella resurrezione.
Retaggi di questo culto si trovano, forti, anche in quelle regioni in occidente che nei secoli hanno avuto contatti stretti, e tratti di cammino in comune, con il mondo bizantino, come ad esempio in Sardegna. Nell’isola, infatti, sono tanti i paesi che custodiscono, nella propria chiesa parrocchiale o in altra chiesa succursale, un simulacro, adagiato su una lettiga, della Dormitio virginis. In occasione della solennità del 15 agosto tale simulacro viene intronizzato al centro della navata principale, spesso all’interno di una ricca scenografia di statue di angeli in atto di venerazione o che sorreggono un velo trasparente a protezione della Madonna dormiente, e poi portato in solenne processione.
Secondo la tradizione sarda, questi simulacri sono in realtà dei manichini snodabili, che vengono rivestiti, per la festa, di un abito prezioso, che li rende sfarzosi, adorni altresì di corona e preziosi gioielli. Spesso, la vestizione della statua che lascia gli abiti feriali e si riveste di quelli festivi, avviene nel contesto di un vero e proprio rito celebrato nel coro o nella sagrestia della chiesa, quasi sempre la sera del 14 agosto, ad opera di donne appartenenti ad antichi sodalizi, o di esponenti di antiche casate nobiliari. Solo dopo tale cerimonia la Dormiente viene intronizzata al centro della chiesa, in una postazione sopraelevata, così da essere venerata da tutti. In molte comunità vi è l’uso che i fedeli si accostino ai piedi della Dormiente, rivestiti di sandali argentati, per baciare il calzare della Madonna.
Per trovare le origini di tale consolidata usanza, dobbiamo risalire al 533, quando Cirillo, generale dell’imperatore d’oriente Giustiniano, su richiesta del governatore della Sardegna Goda, sconfigge il vandalo Gelimero portando così la Sardegna a entrare nell’Esarcato africano di Bisanzio. Nel 534 in Sardegna si conclude così l’epoca vandalica ed inizia quella bizantina.
Proprio nei decenni successivi, la festa della Vergine Assunta, nella forma iconografica della “dormitio” diviene popolare in tutto l’impero quando l’imperatore Maurizio (582-602) decide che essa dovesse essere celebrata universalmente. Inoltre proprio in quegli anni, a partire dal 509, in Sardegna erano giunti in massa tanti monaci, e alcuni vescovi, cacciati dall’oriente e dall’Africa, ed esiliati nella “insula nociva” dal re dei Vandali, l’ariano Trasamondo. Anche la presenza di questi monaci, che cominciarono a fondare monasteri in varie parti dell’isola, contribuì alla diffusione e al radicamento del culto liturgico della Vergine “dormiente”. Nei loro insediamenti, infatti, non mancava mai una chiesa dedicata all’Assunta. Per citare un esempio, a Oristano, la stessa cattedrale, di origine bizantina, è dedicata a Santa Maria Assunta, e in una frazione della stessa città, Massama, troviamo un altro luogo di culto bizantino intitolato anch’esso all’Assunta.
Anche le due città principali della Sardegna onorano la Vergine Assunta con una solennità speciale: a Cagliari, nel duomo, viene esposta per l’occasione, insieme alla reliquia della Sacra Spina, una splendida statua della Dormiente, dono della Regina Maria Cristina di Borbone, moglie di Carlo Felice di Savoia, durante il periodo di permanenza della corte sabauda a Cagliari (1799-1814), mentre a Sassari, nella serata del 14, avviene la “Discesa dei Candelieri”, enormi ceri di legno espressione delle corporazioni di arti e mestieri cittadini (i gremi) che percorrono danzanti la discesa del Corso sino alla chiesa di Santa Maria in Betlem dove essi vengono offerti alla Madonna dormiente. Analoghe celebrazioni con i candelieri in onore della Madonna di mezzo agosto avvengono anche in altri centri dell’isola come Iglesias, Ploaghe e Nulvi.
di Francesco Marruncheddu
Didascalia: La vergine dormiente di Nulvi, esposta per otto giorni alla venerazione dei fedeli (foto: Barbara Nardecchia/ CC A 2.5)