Il nuovo leader potrebbe essere Kaled Mesh’al

Hamas alla prova
della successione

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01 agosto 2024

In un contesto in cui anche le virgole assumono un significato politico, i frequenti riferimenti alla passata esperienza del leader di Hamas Ismail Haniyeh come “ex primo ministro” dell’Autorità nazionale palestinese (una qualifica che attesta il riconoscimento di un’interlocuzione importante nel quadro istituzionale e politico della Palestina), non sono passati inosservati. Ciononostante, si teme che la recente intesa siglata a Pechino tra le varie fazioni palestinesi abbia il respiro corto.

Mentre si svolgono a Teheran i funerali solenni di Haniyeh, rimangono abbastanza nebulosi i dettagli delle modalità con cui si è svolta la sua esecuzione, a cominciare dal dove sia stato effettivamente sparato il colpo di artiglieria che lo ha ucciso. Negli ambienti di Ramallah e Gerusalemme è insistente la voce che i killer del capo di Hamas avrebbero operato da molto vicino. Una dinamica che appare molto simile a quella con cui venne ucciso lo scorso gennaio il vice di Haniyeh, Saleh al Arouri.

In attesa della reazione militare iraniana, in Israele si vivono ora momenti di forte tensione e paura. Le strade di Gerusalemme appaiono inusualmente deserte, la poca gente che gira tende a non allontanarsi troppo dalla protezione dei rifugi. Così come cresce il timore per la sorte degli ostaggi detenuti da Hamas a Gaza. Il negoziato è ovviamente difficile dopo l’attentato di Teheran. D’altronde, come è stato osservato da parte del Qatar, non si può negoziare se si uccide il negoziatore.

In queste ore si susseguono diverse ipotesi sulla successione a Ismail Haniyeh. Uno dei nomi più accreditati è quello di Kaled Mesh’al. Mesh’al è stato per molti anni il capo dell’ ufficio politico di Hamas, e l’immediato predecessore di Haniyeh, che gli succedette nel 2017. Una figura molto popolare, tanto a Gaza che nel resto della Palestina, è considerato una figura storica di Hamas, succedendo al fondatore dell’organizzazione, lo sceicco Ahmed Yassin, ucciso dagli israeliani nel 2004. Anche Mesh’al ha rischiato di essere ucciso nel 1997, quando venne avvelenato in Giordania da due agenti del Mossad. Salvó la vita grazie a re Hussein che impose agli israeliani di fornire l’ antidoto in cambio della restituzione dei due attentatori. Le relazioni con la Giordania successivamente peggiorarono e da 12 anni Mesh’al, come Haniyeh, vive in Qatar. Il suo profilo lo inserisce in quella che viene definita la corrente pragmatica di Hamas, ed è stato coinvolto nei recenti negoziati per il cessate il fuoco a Gaza. Per quanto gli sviluppi succeduti al 7 ottobre abbiano accresciuto il peso dell’ala militare, Mesh’al ha lavorato intensamente per una ricomposizione unitaria dei conflitti interni all’ organizzazione.

Ma la vera variabile è ora sul carattere che assumerà nei prossimi giorni la reazione annunciata dall’Iran, dalla cui intensità e qualità si potranno comprendere meglio le dinamiche interne all’intero scacchiere. E a chi ha giovato l’assassinio di Ismail Haniyeh.

di Roberto Cetera