I diritti dei bambini e dei giovani, a cominciare da quello all’istruzione, non possono essere ignorati. Parte da questa considerazione l’iniziativa che l’onlus “SOS villaggi dei bambini” sta portando avanti sia in Israele che in Palestina, terre in cui gli scontri portano ogni giorno alla tragica perdita di vite umane. Sono proprio i più piccoli che risultano essere maggiormente esposti alle violenze, alle privazioni ed alle disuguaglianze scaturite dal conflitto: nel mese di marzo 68 bambini sono stati evacuati dal villaggio SOS di Rafah e, a causa della guerra, per otto mesi non hanno potuto frequentare la scuola.
L’onlus, come si apprende da una nota stampa, proprio con l’obiettivo di rispondere alle esigenze educative di questi minori, ha avviato una collaborazione con l’istituto scolastico privato Zouhour Al Amal, al fine di consentire il recupero del ritardo scolastico che si era creato in Palestina. La scuola offre, di fatto, «l’opportunità di un recupero educativo» per mezzo del quale bambini e ragazzi potranno continuare il proprio percorso scolastico. Il piano, che ha avuto inizio il 5 giungo, si protrarrà fino al 5 agosto.
«L’impatto della guerra sui bambini» afferma Sami Ajjour, il direttore del villaggio SOS di Rafah, «è stato molto negativo. Ha influenzato il loro comportamento e il loro rendimento scolastico. Stiamo facendo molti sforzi per aiutarli a superare questa fase». Accanto ai bambini, vi sono uno psicologo ed un assistente sociale, per coadiuvarli nel recupero degli studi ed organizzare delle sessioni di sensibilizzazione sull’importanza dell’istruzione e su come incentivare il loro apprendimento, dopo quest’assenza dalle aule scolastiche.
Durante simili situazioni di emergenza, deve comunque essere garantita una istruzione adeguata, che possa offrire ai bambini un senso si speranza e che ne tuteli lo sviluppo cognitivo; vanno dunque avviate opportunità di apprendimento per tutte le fasce d’età, partendo alla prima infanzia per finire con la formazione degli adulti. Questa serie di iniziative si inseriscono nell’ambito dell’educazione in emergenza (Eie) — spiega ancora l’associazione nel comunicato — essenziale nelle situazioni di crisi come conflitti, sfollamenti forzati o situazioni di violenza. Essa, se da un lato si occupa di fornire protezione «fisica, psicosociale e cognitiva» dall’altro funge da supporto «olistico» per l’individuo e la comunità.
Dall’inizio degli scontri, l’organizzazione ha supportato più di 16.000 persone in tutta la Palestina, oltre ad aver contribuito al ricongiungimento di 17 bambini con le proprie famiglie d’origine, assicurando supporto economico per quelle che sono le esigenze primarie e sostegno di carattere psicosociale ed alla salute mentale. L’onlus “SOS villaggi dei bambini” sostiene le famiglie colpite dalla guerra, impegnandosi a fornire un aiuto diretto ai nuclei familiari per impedire la separazione, un sostegno dal punto di vista psicologico e l’implemento di istruzione ed attività dedicate ai più piccoli in situazioni in cui gli istituti scolastici rimangono chiusi.
Da “SOS villaggi dei bambini”, infine, un appello a tutte le parti a «mitigare il danno subito dai civili coinvolti nel conflitto» dando un ruolo prioritario alla protezione dei più piccoli, dei giovani ma anche delle famiglie, proteggendo e rispettando i loro diritti umani fondamentali. (grace sambito)