Inseguendo schemi di guerra

 Inseguendo schemi di guerra  QUO-158
13 luglio 2024

Per due anni è stato un punto fermo, tanto dell’amministrazione Biden quanto della Nato: c’è una ‘linea rossa’ invalicabile, fornire gli F-16 agli ucraini equivale ad entrare in guerra contro i russi, No Way!. Siamo dunque ora entrati in guerra? Gli analisti rispondono di no. Spiegano che la forzatura decisa dalla Nato sarebbe dovuta alla necessità di precostituire un punto fermo prima dell’eventuale cambio della guardia alla Casa Bianca. Punto fermo soprattutto per i Paesi europei che temono, con il possibile ritorno di Donald Trump, di essere lasciati soli a fronteggiare l’orso russo. L’Europa (un Europa debole e divisa sia come entità a sé stante, tanto nei singoli stati che la compongono) ritrova (?) una sua unità ed emancipazione dagli Usa sul piano militare. Dei tanti piani in cui l’emancipazione era possibile l’unico scelto è quello militare. A chi conviene?

Gli F-16 cambieranno il corso della guerra? Alcuni analisti spiegano che no, non cambieranno granché, potranno al massimo contenere l’offensiva russa, ma non sono la soluzione per far cessare la guerra, che dunque continuerà e che nessuna delle due parti può realisticamente vincere, mentre ancora migliaia di civili la perderanno perdendo la vita o i loro cari. Lo F-16 è un aereo che ha avuto il battesimo del fuoco nel 1974, usato anche in Italia fino al 2012, e poi sostituito dall’Eurofighter Typhoon, che verrà presto a sua volta sostituito dal nuovo Eurofigther Gcap alla cui realizzazione è impegnata l’italiana Leonardo, insieme ad inglesi e giapponesi. Gli analisti concludono spiegando che il passo decisivo per un’efficace difesa europea, prima ancora che il coordinamento strategico, è quello di massicci investimenti nell’industria militare. Non solo aerei. Nei giorni scorsi di nuovo Leonardo ha annunciato un accordo di partnership con la tedesca Rheinmetall per la costruzione di 200 nuovi carri armati e 350 corazzati da combattimento: bolletta per gli italiani 20 miliardi, euro più euro meno. La guerra in Ucraina sta ripulendo, svuotandoli, gli arsenali militari della Nato. Per l’industria militare europea il momento è quantomai propizio. L’Italia non si sottrae e aumenta la spesa militare al 1,6 % del Pil per il 2025 (che nel 2024 aveva comunque toccato ben 29 miliardi), in vista del progressivo raggiungimento dell’obiettivo posto dalla Nato al 2% del Pil. Negli ultimi due anni la spesa militare in Italia è aumentata del 12,5% pari a 3,2 miliardi. A preoccuparci più ancora di questi numeri è il clima di sostegno euforico al protagonismo militare che aleggia in Italia come in Europa: l’idea che l’unico schema possibile sia quello della guerra. Il fatto che, a vederla diversamente si rischia l’attributo antico di ‘disfattismo’. Ma un altro schema sempre è possibile. Tutti lo sanno. Molti lo pensano ma non lo dicono. Così l’unica voce a reclamare apertamente il negoziato come la soluzione alla guerra è quella di Papa Francesco. Forse è il momento di passare dalla propaganda alla verità. Dalla guerra al negoziato. 

di Andrea Monda