Un nuovo mondo
Durante la prima sessione del Sinodo sulla sinodalità (ottobre 2023), molti delegati sono stati sorpresi, e confortati, di essere introdotti al nuovo “continente digitale” e alla nascente missione della Chiesa “lì”. Il cardinale Michael Czerny riflette su come un concetto ritenuto fondamentale dal filosofo gesuita Bernard Lonergan chiarisca questa nuova evangelizzazione e ministero come una radicale inculturazione; e come la missione digitale non solo illustri, ma realmente arricchisca il significato della “comunicazione” di Lonergan.
Il magnifico Metodo in Teologia (mit), del gesuita Bernard J.F. Lonergan,1 spiega, distribuisce e mette in relazione tutte le funzioni della teologia. Il suo formidabile schema di otto specialità funzionali culmina con l’ottava specialità funzionale (fs 8), la “comunicazione”. Qui confluiscono tutti i frutti di tutta la teologia per la Chiesa e per l’umanità, perché la fs 8 «si interessa della comunicazione efficace del messaggio di Cristo» (mit 392). «Senza quest’ultimo stadio i primi sette sono vani, dal momento che non arrivano a maturazione» (mit 385).
Per Lonergan, la parola “comunicazione” comprende i contenuti e i mezzi di comunicazione, e le relazioni che questa richiede. Tutto ciò si riferisce chiaramente alla vita pastorale della Chiesa. Infatti, nelle lingue romanze, “pastorale” è un sostantivo e, se fosse stato possibile in inglese, Lonergan avrebbe potuto semplicemente chiamare la fs 8 “pastorale”, che include, ma è più ampia, di “comunicazione”.
Un campo pastorale molto nuovo per la Chiesa è la missione nell’ambito digitale o, più semplicemente, la missione digitale (md). Questo articolo è un dialogo tra questa nuova pastorale e la fs 8 di Lonergan, la “comunicazione”. Quale luce gettano l’una sull’altra?
1. Il nuovo mondo
A inizio 2024, circa 5,35 miliardi di persone — ovvero il 66% della popolazione mondiale — hanno accesso a Internet e usano i social media2. Questo, unitamente alla diffusione dell’Intelligenza artificiale, sta cambiando la nostra realtà in molti più modi di quanto avremmo potuto mai immaginare.
L’ambiente digitale in rapida evoluzione è «sempre più presente nella vita dei ragazzi e delle famiglie. Sebbene abbia un grande potenziale per migliorare la nostra vita, può anche causare danni e ferite» (rds 17 f)3. Ora «molti giovani hanno abbandonato gli spazi fisici della Chiesa [...] a favore degli spazi online (rds 17 k).
Tali fenomeni, ambigui e disorientanti, sono ciò che il Concilio Vaticano ii includerebbe sotto la formula «i segni dei tempi», e queste sono «le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce» del genere umano ai giorni nostri, che il concilio afferma come proprie delle Chiesa (gs 1) e dove dovremmo far sì che Cristo sia presente. Uno dei “gruppi di studio per le questioni sollevate nella prima sessione della xvi assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi”, il gruppo di studio 3 (gs 3) sta lavorando per aiutarci a fare nostri questi fenomeni e a rispondere come Chiesa più sinodale, più missionaria.
Provvidenzialmente, il Sinodo di ottobre 2023 è stato informato di tali segni, speranze e angosce sotto la suggestiva immagine di un nuovo continente da evangelizzare e portare, sacramentalmente, nella Chiesa: «la missione digitale non è solo uno strumento di evangelizzazione, ma è “uno spazio, un territorio... un nuovo mondo per la Chiesa della comunione e della missione (Tagle)”». 4 Questa scoperta (che ha stupito la maggior parte dei delegati al Sinodo) ha prodotto in tutti noi — a partire da Papa Francesco — sentimenti profondi e vigorosi di fede, speranza, amore e zelo.
Ecco quindi, un po’ più nel concreto, i nostri due reciproci interrogativi:
In che modo l’ottava specializzazione funzionale di Lonergan, “comunicazione”, ci aiuta a «cogliere l’importanza per la Chiesa di portare avanti la missione di annuncio del Vangelo anche nel contesto digitale» (gs 3 §1)? Come includere, consapevolmente e in maniera intelligente, la md nel processo della Chiesa di diventare sinodale?
E come questo momento decisivo nella storia della Chiesa — inimmaginabile ai tempi di Lonergan — trae nuovo significato dall’ottava specializzazione funzionale? In che modo richiede un nuovo impegno collaborativo tra teologi e altri operatori delle scienze umane e della storia, riguardo alle specializzazioni funzionali 1-7?
2. Inculturazione
L’ambiente digitale è una cultura, un “luogo” in cui le persone — tutti noi — trascorrono una parte significativa e crescente della propria vita. Non è solo uno strumento o una tecnologia, «la cultura digitale rappresenta un cambiamento fondamentale nel modo in cui concepiamo la realtà e ci relazioniamo con noi stessi, tra di noi, con l’ambiente che ci circonda e anche con Dio» (rds 17 a). Ha quindi «impatti profondissimi sulla nozione di tempo e di spazio, sulla percezione di sé, degli altri e del mondo, sul modo di comunicare, di apprendere, di informarsi, di entrare in relazione con gli altri».5
Ciò esige forme di missione radicalmente nuove «raggiungere la cultura attuale in tutti gli spazi in cui le persone cercano senso e amore, compresi i loro telefoni cellulari e tablet» (rds 17 c).
Tuttavia, chiamare questi spazi “cultura” è davvero disorientante, poiché finora la cultura è sempre stata organicamente legata allo spazio “reale”, al “luogo” reale come sua matrice imprescindibile. «Il dualismo tra reale e virtuale non descrive adeguatamente la realtà e l’esperienza di tutti noi, soprattutto dei più giovani, i cosiddetti “nativi digitali”» (rds 17 a). Negli ultimi anni, ciò che inizia e ha luogo nella cultura digitale ha generato grandi cambiamenti nel mondo reale, come ad esempio la Primavera araba, la risposta alla morte di George Floyd, il movimento #MeToo, il canale YouTube di MrBeast, e molti altri.
Il pensiero di Lonergan di mezzo secolo fa esprime magnificamente, e in modo preciso, la sfida che la md deve affrontare o, in senso più radicale, la sfida che dà vita alla md: «Il messaggio cristiano va comunicato a tutte le nazioni. Tale comunicazione presuppone che quelli che predicano e quelli che insegnano allarghino il loro orizzonte così da includere un’intelligenza accurata e intima della cultura e della lingua delle persone cui si rivolgono. Devono cogliere le risorse virtuali di quella cultura e di quella lingua e devono far uso di queste risorse virtuali in maniera creativa, così che il messaggio cristiano non sia un elemento di rottura nella cultura, né sia un una pezza estranea messa sopra, ma rappresenti una linea di sviluppo entro quella cultura» (mit, 392).
Il Sinodo, come se stesse dialogando con Lonergan, afferma che la Chiesa è pronta «a portare avanti la missione di annuncio del Vangelo anche nell’ambiente digitale, che coinvolge ogni aspetto della vita umana e va quindi riconosciuto come una cultura e non solo come un’area di attività» (gs 3 §1).
Chi, con attenzione e intelligenza, cerca di portare avanti un ministero nella md potrebbe essere descritto da Lonergan in questo modo: sia l’operatore pastorale digitale che il missionario digitale «riconosce una molteplicità di tradizioni culturali [e] procede... dal di dentro della loro cultura e cerca le vie e i mezzi per fare di [questa cultura digitale] il veicolo con cui comunicare [inculturando] il messaggio cristiano» (mit 193).
La cultura digitale è sostanzialmente nuova e in rapida evoluzione, mentre la costante introduzione di nuove tecniche e tecnologie è solamente incidentale. Non è l’elettronica la sfida principale, ma piuttosto l’inculturazione del Vangelo e della vita della Chiesa.
Di conseguenza, per sviluppare questa pastorale, il Santo Padre ha disposto «la costituzione di un Gruppo di studio per approfondire le implicazioni [della md] a livello teologico, spirituale e canonico e identificare i requisiti a livello strutturale, organizzativo e istituzionale per svolgere la missione digitale» (gs 3 §3)6.
«Il nostro infatti è un tempo di cambiamenti sempre crescenti dovuti a un’espansione sempre crescente della conoscenza», afferma Lonergan. Egli spiega così l’incarico del gs 3: «Operare all’altezza del nostro tempo vuol dire applicare le migliori conoscenze disponibili e le tecniche più efficienti per coordinare l’azione di gruppo» (mit 397).
3. Evangelizzazione
«La Chiesa cristiana è la comunità che risulta dalla comunicazione esterna del messaggio di Cristo e dal dono interiore dell’amore di Dio. Poiché si può far assegnamento sul fatto che Dio conceda la sua grazia», il Sinodo richiama la nostra attenzione su una «comunicazione efficace del messaggio di Cristo» (mit 391-92).
La md è iniziata quando sono nati i social media, i podcast, i blog e YouTube. Essa non aspetta di essere inventata. Laici, sacerdoti e religiosi non hanno aspettato un mandato dal Vaticano, dal proprio vescovo o dai propri superiori. Vedendo le anime che vagavano in questi spazi digitali alla ricerca di un senso, hanno preso l’iniziativa, introducendole all’amore di Cristo. La md è germogliata come il «seme gettato per terra. Senza che [l’agricoltore] sappia come, sia che dorma o vegli, di notte o di giorno...» (cfr. Mc 4, 26-27), i semi germogliano in maniera silenziosa e crescono, mentre il gs 3 prepara «le vie e i mezzi» ecclesiali che saranno necessari.
«[I]l messaggio Cristiano [è] unito al dono interiore dell’amore di Dio, il quale ha come risultato la testimonianza cristiana [martyria], la comunità cristiana [koinonia], e il servizio cristiano all’umanità [diakonia]” (mit 393). Come le persone vivono queste tre dimensioni della nostra fede in relazione al loro agire terreno? Devono queste, in qualche modo, essere vissute in maniera diversa nel continente digitale?
«La Chiesa... non esiste esclusivamente per se stessa, ma per l’umanità. Il suo fine è l’attuazione del regno di Dio, non soltanto dentro la propria organizzazione, ma in tutta la società umana, e non soltanto nella vita futura, ma altresì in questa vita" (mit 393 m363-4). La Chiesa deve cercare e trovare l’umanità per cui essa esiste, non solo in maniera spontanea, ma organica, ecclesiale.
Eppure, la grande maggioranza dei leader e dei membri della Chiesa non ha la minima idea del continente digitale che attende di essere evangelizzato e curato, o di ciò che i missionari e pastori digitali — siano essi sacerdoti, consacrati o laici, uomini o donne, giovani o adulti — sono e fanno. Infatti, questi offrono formazione pastorale e accompagnamento online di rilievo ai cattolici battezzati, nonché iniziative di evangelizzazione rivolte a quei cattolici che non praticano più e a coloro che non conoscono Cristo.
Grazie a queste iniziative individuali online, le statistiche che misurano la partecipazione ai ministeri e alle missioni digitali sono decisamente sproporzionate rispetto alle persone che frequentano la propria parrocchia. Il fatto che il Sinodo abbia prestato attenzione ai missionari digitali, e a coloro che accompagnano pastoralmente i cattolici e li formano online, è stato un importante controllo e riconoscimento della realtà.
Tradizionalmente, i missionari sono sempre stati inviati dal loro vescovo o superiore, che li accompagnava da lontano e occasionalmente faceva loro visita. Oggi, molti influencer cattolici (ovunque risiedano “sulla terra”, qualunque sia la loro età il loro vissuto) hanno bisogno di incontrare i rispettivi vescovi, iniziare a dialogare, e scoprire la dimensione ecclesiale, la base essenziale del loro ministero. «Proponiamo che le Chiese offrano riconoscimento, formazione e accompagnamento ai missionari digitali già operanti» (rds 17 l).
Pertanto, quando il Sinodo ha approvato la Relazione di sintesi della prima sessione, inclusa la sezione 17 sui «Missionari nell’ambiente digitale» (rds 17), non ha inteso lanciare un’idea nuova di zecca da “realizzare”, ma piuttosto apprendere da e sviluppare un’evangelizzazione e un ministero di straordinaria portata, di fatto già “spontaneamente” in corso d’opera.
4. Conclusione
Siamo partiti dalla domanda: «Quale luce gettano, l’una sull’altra, l’ottava specializzazione funzionale di Lonergan e la rds 17 e il gs 3 del Sinodo?»
L’ottava specializzazione funzionale di Lonergan fa luce vivida sul magistero di Papa Francesco con riguardo alla md. Ci aiuta a comprendere le nuove culture in cui le persone in modo crescente vivono e, di fatto, sono immerse e, quindi, l’ inculturazione, estremamente dinamica, che è loro richiesta. «I missionari sono sempre partiti con Cristo verso nuove frontiere, preceduti e spinti dall’azione dello Spirito» (rds 17 c). Non possiamo che guardare al cosiddetto nuovo continente se non con lo zelo di un Francesco Saverio o di una madre Cabrini.
Il magistero di Papa Francesco che incoraggia la md ci rimanda immediatamente all’ottava specializzazione funzionale. La md nasce dalla fede e dalla Chiesa, ma con modalità spontanee e dissipate. Ora, sia il Santo Padre che il Sinodo chiedono che la md sia riconosciuta e incorporata nella Chiesa visibile e diventi un vero ministero ecclesiale e una vera missione.
È la prima volta che nuove forme di evangelizzazione e di ministero sono state abbracciate così rapidamente dalla Chiesa, con due documenti ufficiali in meno di sei mesi dalla loro introduzione al Sinodo? È vero, «non possiamo evangelizzare la cultura digitale senza averla prima compresa» (rds 17 d), e Lonergan insisterebbe sulla comprensione, che deve avvenire prima della comunicazione (le specializzazioni funzionali 1-7 vengono prima dell’ottava specializzazione funzionale). Tuttavia, la md, come l’ottava specializzazione funzionale, che possiamo chiamare comunicazione, vita pastorale, teologia pastorale o pratica è davvero una “forza motrice” evangelica, che appena inizia a connettersi a e beneficiare delle specializzazioni funzionali 1-7.
Dal momento che il metodo di Lonergan non è lineare ma circolare, nell’ambiente digitale si può forse iniziare dall’ottava specializzazione funzionale, lavorare attentamente attraverso le specializzazioni funzionali 1-7, e poi tornare ad arricchire la comunicazione, la vita pastorale (l’ottava specializzazione funzionale?). Potrebbe essere questo ciò che Lonergan avrebbe sperato accadesse?
Non ci è dato saperlo con certezza. Ma forti dello strumentario del suo metodo di teologia, possiamo avviare un’ermeneutica sapiente del presente, che include rapidi cambiamenti e sorprendenti innovazioni digitali. Apprezziamo il loro grande potenziale di dialogo — ad esempio, con le gioie e speranze, le tristezze e angosce dell’essere umano di oggi, specialmente i più giovani. In una nuova missione per un mondo nuovo, offriamo con coraggio e creatività, la Parola di Verità rivelata in Cristo Gesù.
di Michael Czerny
Il porporato gesuita è prefetto del Dicastero per la promozione dello sviluppo umano integrale e delegato del Sinodo sulla sinodalità. Una versione precedente di questo testo era stata originariamente pronunciata alla Pontificia Università Gregoriana il 7 maggio scorso.
1 B.J.F. Lonergan, Method in Theology, (1972) R.M. Doran e J.D Dadosky (curr), cwl 14, University of Toronto Press, Toronto 2017; trad. italiana, Metodo in Teologia, S. Muratore, C. Taddei Ferretti e E. Cibelli (curr.), Città Nuova, Roma 2022. D’ora in poi si citerà la traduzione italiana, con referenza mit.
2 Secondo il Datareportal, più della metà (62,3%) del mondo utilizza i social media. https://datareportal.com/global-digital-overview
3 Relazione di Sintesi della Prima Sessione della xvi Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi (ottobre 2023)
4 José Manuel Urquidi e Sr. Xiskya Lucia Valladares Paguaga, rp, Synod: Testimony on digital mission and Module b 2, https://www.vaticannews.va/en/vatican-city/news/2023-10/synod-eight-general-congregation-module-b2-urquidi-valladares.html. Hanno parlato di evangelizzatori digitali che vogliono «avere un migliore collegamento con i nostri vescovi e le nostre diocesi e per essere meglio accompagnati, riconosciuti e integrati nella missione apostolica della Chiesa».
5 Papa Francesco, Christus vivit, 86.
6 Cfr. Papa Francesco, Lettera al Cardinale Grech, 22.2.2024, https://www.vatican.va/content/francesco/it/letters/2024/documents/20240222-lettera-card-grech.html