Un’invocazione al «Padre di misericordia» affinché i nuovi metropoliti, in comunione con il successore di Pietro, siano per le loro Chiese «maestri della fede e testimoni dell’amore» si è levata alla preghiera dei fedeli durante la messa celebrata da Papa Francesco nella solennità dei patroni della città di Roma all’altare della Confessione della basilica Vaticana.
Come da tradizione, sono stati benedetti i palli dei 42 arcivescovi metropoliti nominati nell’ultimo anno, tra i quali il cardinale Protase Rugambwa, arcivescovo di Tabora, in Tanzania.
Il cardinale James Michael Harvey ha presentato al Pontefice, in latino, i 33 metropoliti presenti al rito: provenivano da Italia (6), Brasile (5), Stati uniti d’America (2), Germania, (2), Tanzania, Portogallo, Canada, Madagascar, Croazia, Repubblica Dominicana, Burkina Faso, Cile, Venezuela, Spagna, Repubblica del Congo, Repubblica Democratica del Congo, Repubblica Ceca, Perú, Filippine, Liberia, Uganda e Zambia. Questi hanno letto una simul la formula di giuramento, sempre in latino. Quindi Francesco ha recitato l’orazione di benedizione dei palli, che verranno poi imposti a ciascun arcivescovo dal rappresentante pontificio nella rispettiva Sede metropolitana.
Trentasei i cardinali concelebranti, tra i quali Giovanni Battista Re, decano del Collegio, oltre a una trentina di presuli. Come di consueto, era presente anche la delegazione del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, composta dai Metropoliti Emmanuel di Calcedonia e Nathanael di Chicago, e dal diacono Oikoumenois Amanatidis. Insieme con essa erano il cardinale Kurt Koch, prefetto del Dicastero per la promozione dell’unità dei cristiani, l’arcivescovo Flavio Pace, segretario, e monsignor Andrea Palmieri, sottosegretario. Le letture sono state proclamate in inglese e in spagnolo, il salmo è stato cantato in italiano e il passo evangelico in latino.
Le preghiere dei fedeli sono state elevate in cinese per la Chiesa, affinché «fondata sulla salda roccia dell’apostolo Pietro, continui a vivere il Vangelo con coraggio e coerenza», in francese per il Papa, in tedesco per gli arcivescovi metropoliti, in portoghese per la pace tra i popoli della Terra, «promuovendo la riconciliazione e la vera fratellanza», in ceco per le comunità cristiane.
Al momento della consacrazione sono saliti all’altare, i cardinali Re e Rugambwa. Dopo la benedizione apostolica e il canto dell’antifona mariana Salve Regina, il Pontefice, accompagnato in carrozzina e seguito dal metropolita Emmanuel, ha pregato davanti alla Confessione di San Pietro e alla statua dell’apostolo. Successivamente ha salutato alcuni bambini presenti alla cerimonia e diversi fedeli, soffermandosi a parlare per brevi istanti con alcuni di essi.
Con il corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede erano gli arcivescovi Edgar Peña Parra, sostituto della Segreteria di Stato — con l’assessore, monsignor Roberto Campisi — Luciano Russo, segretario per le Rappresentanze pontificie, e Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati e le Organizzazioni internazionali. I canti sono stati eseguiti dal coro della Cappella Sistina, diretta da monsignor Marcos Pavan.