La mia Maria
«Porterò in scena Giovanna d’Arco. Presto farò la regia di uno spettacolo ispirato al libro Il processo di condanna di Giovanna d’Arco a cura di Teresa Cremisi (Marsilio): contiene gli atti giudiziari da cui emerge un’immagine diversa da quella trasmessa dai tanti film in cui la Pulzella di Orléans, raccontata sempre da occhi maschili, appare come un’invasata. La Giovanna che risulta dagli atti giudiziari è invece una donna estremamente moderna che non chiede a nessuno il permesso di combattere la sua battaglia di libertà o di limitare le sue scelte. Un ottimo esempio per le ragazze di oggi. E un invito a noi donne dello spettacolo ad avere sempre più spesso il coraggio di imporre il nostro sguardo».
Donne forti, combattive, fuori dagli schemi, a volte estreme, spesso destinate a far discutere: un filo rosso lega i personaggi rappresentati in teatro, al cinema e in tv da Michela Cescon, attrice, regista e produttrice tra le più versatili e coraggiose dello spettacolo italiano. Ma la carriera trentennale di Cescon, origini trevigiane, tre figli, credente, è stata attraversata anche da un senso tangibile di spiritualità: quella di cui è intrisa la riduzione teatrale del romanzo di Colm TóibínIl testamento di Maria da lei interpretata nel 2015 con la regia di Marco Tullio Giordana. E il corpo femminile è stato spesso protagonista del suo lavoro: in Primo amore, il film diretto vent’anni fa da Matteo Garrone, l’attrice è una ragazza che accetta di dimagrire fino alle estreme conseguenze per compiacere l’amante psicopatico; in L’attesa, il testo di Remo Binosi messo in scena da Cescon nel 2022, si confrontano due donne incinte di classi sociali diverse mentre in Svelarsi, lo sconvolgente spettacolo teatrale prodotto dall’attrice e riservato esclusivamente ad un pubblico di spettatrici, le interpreti nude in scena dialogano con la platea.
Ha avuto esitazioni nell’interpretare, in Il testamento di Maria, una Madonna talmente fuori dalla tradizione religiosa da non accettare il destino del figlio?
No. Ho amato molto il potente testo di Tóibín perché punta sul dolore di Maria e sulla sua rabbia umanissima che, da madre, posso capire. Ho cercato di esprimerla pensando alle eroine della tragedia greca o alla Madonna sofferente di Pasolini. Ognuna di noi vive nella paura che qualcosa di brutto possa accadere ai suoi figli, o che il mondo possa rifiutare la loro diversità e la mia Maria non fa eccezione: vede tutti i pericoli della missione di Gesù e non si rassegna, meno che mai alla sua crocifissione. Se, come spero, riporteremo lo spettacolo nei teatri, cambieremo il titolo in Maria piena di rabbia.
Cosa l’aveva invece spinta ad interpretare la sconvolgente anoressica protagonista del film Primo amore, per cui ha accettato di perdere 20 chili?
La passione per i personaggi ricchi di contraddizioni. La mia Sonia è un misto di fragilità, remissività, amore, forza e contiene in sé l’energia che mi contraddistingue nella vita. Apparentemente è vittima di un carnefice che le impone di modificare il suo corpo fino a renderlo scheletrico, in realtà è lei a guidare il gioco scegliendo di dimagrire. Il film di Garrone racconta in forma estrema la lotta di potere che è alla base di molti rapporti di coppia. E lo spirito di sacrificio che da sempre fa parte della cultura femminile.
Cosa ha trovato d’interessante nel testo L’attesa?
Il tema della maternità che è sempre stimolante. Ma questa volta viene descritta con le sue luci e le sue ombre: mettere al mondo un figlio è un atto d’amore ma spesso è accompagnato da paure, rifiuti, contraddizioni.
E perché ha deciso di produrre Svelarsi?
Avevo visto lo spettacolo dell’artista Silvia Gallerano e ne ero rimasta coinvolta fino alle lacrime. Mentre l’autrice, nuda in scena, racconta aneddoti, parla della condizione femminile e di sorellanza, le spettatrici intervengono, a volte salendo sul palco, qualcuna spogliandosi, urlando la gioia di essere donne. Ho pensato che fosse il momento storico giusto per proporre questa esperienza che offre a a tutte noi il piacere di stare insieme e soprattutto ho voluto proporla in un luogo di eccellenza come il teatro. (Gloria Satta)
Colloquio con Michela Cescon