18 giugno 2024
«Che cosa significa essere ebrei? Che cosa rende possibile la continuità dell’ebraismo a dispetto del conflitto generazionale tra padri e figli?». È questa la doppia questione scandagliata da Israel Joshua Singer in Willy (Firenze, Giuntina, 2024, pagine 152, euro 18, traduzione di Enrico Benella), un «romanzo breve o racconto lungo», che esplora senza filtri temi universali attraverso la lente di una specifica esperienza culturale e religiosa. Questo duplice interrogativo, ricorrente nella narrativa dello scrittore ebreo-polacco (1893-1944), viene ripreso anche nei romanzi successivi (I fratelli Ashkenazi e La famiglia Karnowski), dove però la dimensione familiare, che costituisce con le sue conflittuali dinamiche interne il fulcro di Willy, si innesterà in una dimensione storica e ...
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