La buona Notizia Il Vangelo della XII domenica del tempo ordinario (Mc 4, 35-41)

Gesù non è un supereroe
ma un vero amico

 Gesù non è un supereroe ma un vero amico  QUO-137
18 giugno 2024

Che emozione rileggere queste parole! La prima volta che le scoprii fu tanti, tanti anni fa. All’epoca ero una bambina, piccola e curiosa, proprio come i lettori a cui mi rivolgo oggi con i miei libri. Ricordo che quelle parole subito mi scaldarono il cuore, come piccoli semi di speranza, di fiducia, di luce. Da allora, non hanno mai smesso di parlarmi. E ancora oggi mi affascinano, perché in poche righe, come per incanto, c’è una storia intera, anzi, un’avventura.

Ora quelle parole si animano e davanti agli occhi mi si compongono tante scene, quasi fosse un film che parla di paura e coraggio, di dubbio e fiducia, di vita e di morte. Come ogni vera storia, inizia con la normalità, con i discepoli che salgono sulla barca e puntano all’altra riva. Poi, però, sul mare si leva la tempesta. Adesso tutti si agitano, sempre più in preda al panico. Tutti, tranne Gesù. Lui è tranquillo, anzi, addirittura dorme. Eppure attorno c’è il caos: onde sempre più alte e vento che stordisce. Infine Gesù si sveglia e la sua calma contrasta con l’agitazione di tutti gli altri.

Perché Lui non ha paura? I bambini direbbero: perché Gesù è come un supereroe! Lui riesce a calmare il mare e a fermare il vento. Lui sa riportare la pace dopo il caos, nella natura ma anche nel cuore dei discepoli. Invece no, Gesù non è un supereroe e non risolve tutto con un tocco della sua potenza. Perché questo sarebbe limitare la nostra libertà. Come un vero amico, Lui ci conosce bene: sa che la paura è parte di noi, è venuto proprio per aiutarci a vincerla. E con dolcezza ci ricorda che averlo sulla nostra stessa barca significa fare esperienza di Lui, ma anche di noi stessi. Vivendo fino in fondo la nostra angoscia, per poterla poi superare. Averlo con noi non ci risparmia, né ci garantisce che non avremo mai problemi. La barca è affidata alla nostra guida e a noi dovrebbe bastare il fatto che Lui ci è sempre vicino. Non ci sostituisce in quello che dobbiamo fare, ma neppure ci abbandona.

Ma come possiamo superare le nostre angosce? Come rimedio alla paura, Gesù dice che ci vuole “fede”. Perché il contrario della paura non è il coraggio, ma la fiducia: in noi stessi, negli altri e nella vita. E per incoraggiarci Gesù ci offre il suo esempio, più efficace di qualsiasi spiegazione, come per suggerire che un lieto fine a ogni storia è sempre possibile, insieme, trovando una felicità ancora più bella e profonda, perché condivisa. Mi piace immaginare che quelle parole finali, «Perché avete paura? Non avete ancora fede?», Gesù le abbia pronunciate con un sorriso dolce. Perché ancora oggi, superando i secoli, queste parole ci sono amiche e a ciascuno di noi, piccoli e grandi, ricordano che non siamo mai soli, ma accompagnati in ogni attimo della nostra vita con pazienza e amore.

*Scrittrice di libri per ragazzi
e creatrice di Geronimo Stilton

di Elisabetta Dami *