Il cardinale Parolin alla Gregoriana

Niebuhr, Giussani
e la categoria di avvenimento

 Niebuhr, Giussani  e la categoria  di avvenimento    QUO-128
07 giugno 2024

Una tesi di dottorato discussa settanta anni fa ma ancora in grado di parlare al presente; anzi, paradossalmente ancora più attuale in questo scorcio di ventunesimo secolo che nel giugno 1954, quando il Servo di Dio don Luigi Giussani la discusse nel Seminario di Venegono. Un’opera che sembrava preludere a una luminosa carriera accademica di docente di teologia; una carriera che non ci sarebbe stata, o meglio, che avrebbe avuto uno sviluppo alternativo, imprevedibile fuori dalle aule universitarie, in mezzo agli studenti del Liceo Berchet di Milano, nel fuoco di un dibattito che, oltre mezzo secolo dopo, è più vivo che mai.

La tesi di dottorato in teologia, pubblicata da Edizioni San Paolo con un titolo che non si discosta dall’originale, Il senso cristiano dell’uomo secondo Reinhold Niebuhr, a cura di Monica Scholz-Zappa (Cinisello Balsamo, 2024, pagine 244, euro 20) è stata presentata nel pomeriggio di giovedì 6 giugno nell’Aula Magna della Pontificia Università Gregoriana, in un incontro moderato da don Andrea D’Auria, direttore del Centro internazionale di Comunione e Liberazione di Roma e introdotto dal padre gesuita Pino Di Luccio, presidente del Collegium Maximum. Tra i relatori, il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato, Michelina Tenace, professore emerito di Teologia Dogmatica alla Gregoriana e la curatrice del libro, Monica Scholz-Zappa. Letto «con gli occhi del dopo», ha notato Tenace, risultano ancora interessanti le domande sul pensiero del teologo protestante americano che più efficacemente ha contestato l’ingenuo progressismo della sua epoca, il mito del successo economico come segno del Regno di Dio, ma è soprattutto interessante quello che Giussani rivela del suo pensiero confrontandosi con Niebuhr.

«La conclusione cui Giussani giunge al termine del lungo percorso nell’opera di Niebuhr — ha affermato il cardinale Parolin ripercorrendo la tesi di dottorato del sacerdote di Desio — è netta: “Sia da un punto di vista filosofico che da un punto di vista teologico, l’opera di Niebuhr è profondamente insoddisfacente per il nostro spirito di tradizione latina e cattolica”. Giussani mette severamente in questione la comprensione niebuhriana della verità costitutiva della Rivelazione Cristiana nei suoi elementi essenziali». Sulla scorta della teologia liberale — da cui per altri versi si distanzia — e della distinzione tra il Gesù storico e il Gesù della fede, il teologo americano rifiuta infatti il concetto tradizionale dell’Incarnazione.

L’avvenimento dell’Incarnazione, ha poi concluso Parolin, «è il nucleo del cristianesimo a cui Giussani sempre, instancabilmente ritorna; non dice soltanto che il cristianesimo “è stato” un avvenimento, ma che esso “è” un avvenimento, cioè che quell’avvenimento unico permane nella storia come avvenimento, come “qualcosa che sta accadendo ora”». E questo accade nella Chiesa che, ha detto Parolin, «si propone a tutti gli uomini come la forma dell’avvenimento di Cristo ora, che incontra la sete di senso e di compimento, di speranza e di pace, di coloro che vivono ora, immersi nel dramma e nelle sofferenze che, insieme alle normali vicende dell’esistenza, i sanguinosi, laceranti conflitti del tempo presente rendono ancora più inesorabilmente acute».

Il libro permette di immergersi in pagine piene di passione, vibranti di un pensiero totalmente proteso verso l’uomo, che segue il consiglio paolino di vagliare tutto e trattenere ciò che vale; ed è proprio questo entusiasmo critico della fede (un altro modo di tradurre il termine “teologia”) che ha fatto di don Giussani uno dei più grandi maestri ed educatori del Novecento, come ha notato padre Pino Di Luccio introducendo l’incontro. Ha insegnato ad affrontare i problemi del mondo con la certezza che la realtà è già “abitata” da Cristo; sulla base di questa consapevolezza, l’ecumenismo può diventare esperienza reale, non solo un’aspirazione astratta. Su questo tema, come su tanti altri, don Giussani, ha concluso la curatrice del libro, «sta ancora dialogando con noi».

di Silvia Guidi