È una città ancora in festa quella che si appresta a celebrare domani, 21 maggio, il patrono San Zeno. A Verona, infatti, le emozioni e le toccanti immagini della visita di Papa Francesco, sabato, sono vivissime e hanno toccato tutti. Lo sottolinea anche il vescovo Domenico Pompili, secondo il quale alla città «resta sicuramente questo investimento in termini di entusiasmo, quella gioia che si leggeva sul volto del Papa e che si rifletteva in quello di tutte le persone di cui incrociava lo sguardo lungo le strade affollate e negli incontri ravvicinati, soprattutto con le persone più fragili».
Ma oltre all’entusiasmo, spiega il vescovo, resta anche un impegno: «Fare in modo, come ha detto Papa Francesco, che Verona sia la città dell’amore non solo nella letteratura, ma anche rispetto alla vera questione sollevata all’“Arena di Pace”: far sì che il motto della visita, “Giustizia e pace si baceranno”, si concretizzi a livelli più alti come pure nella vita quotidiana, dove siamo chiamati a sperimentare la possibilità di una convivenza sostenibile, anche nelle relazioni».
Una giornata indimenticabile, dunque, per i veronesi, che ha avuto come ultimo appuntamento la messa celebrata dal Pontefice allo stadio Bentegodi. E qui sono stati gli adolescenti e i giovani i principali protagonisti. Perché se è vero che alla celebrazione per la festa di Pentecoste erano presenti quasi 33.000 fedeli, a loro è stato dedicato il tempo di animazione e riflessione che ha preceduto la celebrazione sul tema «Per fare la pace ci vuole coraggio». In 3.800 hanno occupato il prato dello stadio per una festa che si è anche prolungata di un’ora rispetto al programma, perché i fitti impegni della mattinata di Francesco e l’entusiasmo della gente lungo le strade ha dilatato i tempi. Un ritardo che ha fatto aumentare l’attesa dell’arrivo del Pontefice, entrato nello stadio a bordo di un veicolo elettrico, con il quale ha compiuto il giro della pista sotto gli spalti, accolto e accompagnato da applausi e cori.
Raggiunto il palco con l’altare — sul quale erano stati posti il grande Crocifisso realizzato da Lao K. nel 1982 per la chiesa di Cristo Risorto in San Martino Buon Albergo e la statua lignea della Madonna del Popolo, risalente al xv secolo, cara alla devozione dei veronesi e custodita nell’Istituto femminile Don Mazza — il Papa ha indossato i paramenti e dato inizio al rito.
Con lui, oltre a Pompili, ai vescovi del Triveneto, il vescovo della vicina Mantova cui la città scaligera è particolarmente legata, e ai sacerdoti della diocesi, hanno concelebrato anche due cardinali di origine veronese: Claudio Gugerotti, prefetto del dicastero per le Chiese orientali, e Mario Zenari, nunzio apostolico in Siria.
I lettori delle preghiere dei fedeli, così come quanti hanno portato i doni all’offertorio, hanno rappresentato le diverse comunità che animano la Chiesa di Verona, e particolare attenzione è stata data ad alcune realtà di disabilità, anche grazie alla collaborazione con Unitalsi Verona. Mentre i canti che hanno arricchito la celebrazione sono stati eseguiti dalla Cappella musicale della cattedrale, composta da 60 cantori, accompagnata dall’Appassionata Orchestra e supportata dal coro guida diocesano, composto per l’occasione da ben 1.500 cantori, che hanno guidato l’assemblea.
Nella sua omelia il Papa ha invitato i presenti a riscoprire e a valorizzare l’azione dello Spirito Santo nella vita cristiana, quello Spirito che non solo dà coraggio nell’agire ma porta armonia; quell’armonia il cui contrario è la guerra. E alla guerra ha fatto riferimento monsignor Pompili nel saluto finale rivolto a Pontefice, concluso con un invito, accolto letteralmente da tutti i presenti, ad alzarsi in piedi, «per camminare nel nostro tempo, per costruire la pace, per confessare la fede in Gesù Cristo».
Dopo la messa, al termine della quale Francesco ha donato un calice alla chiesa veronese in ricordo della visita, il Papa ha raggiunto lo spiazzo adiacente lo stadio da dove alle 17.42 è ripartito in elicottero alla volta del Vaticano, atterrandovi alle 19.12.
Dieci ore, tanto dunque è durata la giornata di Francesco nella città scaligera. Ore intense e ricche di momenti che resteranno impressi in chi li ha vissuti. E il primo a portare nel cuore questi ricordi è proprio il Papa, che ieri al termine della recita del Regina Caeli ha espresso gratitudine «per l’accoglienza e l’affetto dei veronesi», sottolineando in particolare il momento vissuto all’interno del carcere. Un momento, questo, richiamato anche da monsignor Pompili: «Fuori dal carcere a salutare Francesco c’erano tantissime persone. Il Papa ha così raggiunto un altro scopo: far sì che un luogo spesso censurato dallo sguardo dei più diventasse uno spazio affollato di gente, sia pure all’esterno; e far capire che quella comunità che sta lì dentro non è estranea a quella più ampia della città».
dal nostro inviato
Gaetano Vallini