Sabato 18 maggio la visita del Pontefice a Verona
«Giustizia e pace
La grande attesa suscitata il 25 novembre dello scorso anno dall’annuncio della visita di Papa Francesco alla Chiesa e alla città di Verona sta per raggiungere il suo culmine. Tutto è pronto per accogliere Papa Francesco in un grande abbraccio, come quello che l’Adige compie delimitando il centro storico.
Il Papa incontrerà una Chiesa che, nelle sue molteplici componenti ed articolazioni, mostra nel suo Dna un legame speciale tra fede e società. La comunità ecclesiale, infatti, sin dai tempi di san Zeno — ottavo vescovo (dal 362 al 380 circa) e patrono della città —, ha sempre manifestato una singolare capacità di tradurre il Vangelo dentro la società civile e tale attrazione reciproca continua pure ai nostri giorni.
Non solo nell’ambito locale, con numerose e vivaci opere educative, caritative, assistenziali, culturali e di animazione del tempo libero, ma anche in una dimensione planetaria.
La radice missionaria ha attecchito e si è sviluppata in maniera feconda sin dall’Ottocento con l’attività di evangelizzazione e promozione umana intrapresa dal venerabile don Nicola Mazza e continuata da san Daniele Comboni e da numerosi altri fondatori.
Anche oggi gli oltre 250 missionari veronesi (presbiteri, religiosi, religiose e laici e laiche) presenti nei cinque continenti, mostrano quell’apertura alla mondialità che trova la propria fonte sorgiva nel Nuovo Testamento e adeguata prospettiva nel pensiero di Papa Francesco.
La sua visita a Verona, peraltro, rende manifesto un legame talora dimenticato tra il primo Papa latinoamericano e la chiesa locale che diede vita, dopo il Vaticano ii , al primo Seminario per l’America Latina. Da Verona sono partiti innumerevoli preti “fidei donum”. E, ancora oggi, in città ha sede il Cum (Centro unitario per la formazione missionaria) della Conferenza episcopale italiana che continua a preparare e a inviare missionari e missionarie in tutto il mondo.
Venendo a Verona Papa Francesco si farà vicino alle diverse generazioni, incominciando dai più piccoli che lo incontreranno in piazza San Zeno, per arrivare ai giovani, alle famiglie e agli anziani, passando per i consacrati e le consacrate, gli esponenti dei movimenti popolari impegnati ad essere artigiani di pace in uno scenario internazionale pesantemente segnato da tanti conflitti, le persone detenute e coloro che operano nell’ambito carcerario.
Il desiderio che sta dietro ad una giornata fitta di appuntamenti è quello di instaurare un dialogo a cerchi concentrici. Già Paolo vi , cui l’attuale Pontefice mostra di connettersi di frequente, nella sua enciclica inaugurale, la Ecclesiam Suam, li aveva delineati con chiarezza.
Papa Montini scriveva di una serie «di cerchi concentrici intorno al centro, in cui la mano di Dio ci ha posti» (n. 53). Il primo cerchio è «tutto ciò che è umano»; il secondo cerchio: «i credenti in Dio»; il terzo cerchio sono «i cristiani non cattolici»; il quarto cerchio è «il dialogo nell’interno della Chiesa cattolica».
Nei quattro momenti in cui si articolano le nove ore veronesi del Papa tutti questi dialoghi troveranno modo di essere sviluppati con la partecipazione di tantissimi credenti e non credenti, cristiani e non cristiani, uomini e donne di oggi.
La visita cade in un particolare momento storico. Per questo l’Arena di Pace acquista un significato ulteriore. Essa si ricollega ad una lunga esperienza di confronto tra credenti e non credenti (la prima si svolse il 4 ottobre 1986, l’ultima il 25 aprile 2014) che ha anticipato molti temi tra cui quello che fa da sfondo all’intera giornata: “Giustizia e pace si baceranno” (Sal 85).
Nella città nota in tutto il mondo per essere stata lo scenario di una struggente ed infelice storia d’amore, l’eco biblica del Salmo 85 ispira pensieri e azioni che provano a costruire una riconciliazione di cui Papa Francesco è l’unico leader mondiale in grado di farsi carico.
Così il vescovo di Roma, garantisce alla chiesa di Verona che si ritroverà allo stadio Bentegodi per la celebrazione eucaristica proprio alla vigilia della Pentecoste, quello che è il suo fine ultimo. Di cui si fa voce l’incipit della Lumen gentium (1): «La Chiesa è in Cristo come sacramento, cioè segno e strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano».
di Domenico Pompili
Vescovo di Verona