Il cardinale Parolin a margine del Forum Ucid

Non spegnere le speranze
di pace con la violenza

 Non spegnere le speranze di pace con la violenza   QUO-110
16 maggio 2024

Una violenza senza limite che desta grande inquietudine. Il cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, non nasconde la preoccupazione per l’aggressione che ha investito il primo ministro slovacco, Robert Fico, colpito gravemente da un uomo di 71 anni con quattro colpi d’arma da fuoco ieri, al termine di una riunione fuori sede del governo nella città di Handlova, a 150 km dalla capitale Bratislava. «Siamo veramente preoccupati per quanto sta succedendo, sembra che non ci sia più nessun limite», commenta il cardinale a margine del Rome Summit, il forum economico promosso dai giovani dell’Ucid (Unione cristiana imprenditori dirigenti) a Palazzo Borromeo, sede dell’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede. «Davvero tutto questo porta ad aumentare la violenza, i rapporti sono sempre più violenti e sono sempre meno le speranze di costruire rapporti sereni di pace», dice il porporato.

Una riflessione che si potrebbe ben applicare anche alla situazione in Ucraina, dove proseguono gli attacchi russi, specialmente via aerea e specialmente nella regione di Kharkiv. «Anche lì — osserva il cardinale Parolin — il grande problema è quello di trovare spazi di dialogo, spazi di negoziato, che per il momento non si vedono. Anzi, sembra che la volontà sia quella di continuare a combattere». Il segretario di Stato guarda alla Conferenza di pace che si terrà il 15 e 16 giugno in Svizzera: «Vediamo un pò a cosa porta, se innesca qualche movimento verso la pace». La Santa Sede sarà presente, annuncia; ancora non è stato deciso chi vi parteciperà, ma certamente ci sarà come c’è sempre stata nei precedenti incontri «a livello di Consiglieri della sicurezza». «Ma siamo osservatori e soprattutto concentrati sugli aspetti umanitari di questo piano di pace», sottolinea il cardinale.

Quanto allo scambio di prigionieri ucraini e russi, iniziativa auspicata da Papa Francesco nell’ultimo Regina Caeli di domenica 12 maggio, il cardinale Parolin fa sapere che «ci sono stati scambi di liste», ma, aggiunge, «non so se a questi corrispondano azioni concrete. Credo di sì, forse con abbastanza lentezza. Comunque c’è questo dialogo a livello di prigionieri».

Interpellato invece sulle inchieste anti-corruzione in Liguria, che vedono indagato il presidente della Regione Giovanni Toti, il cardinale Parolin ribadisce le parole del Papa sulla corruzione come «un cancro che erode il vivere civile». «Credo che davvero ci vuole davvero la capacità di essere onesti» e, insieme a questo, anche «una formazione all’onestà, alla trasparenza e alla limpidezza. È un auspicio che ci sentiamo tutti spronati ad essere amministratori, cittadini e politici onesti».

Un passo avanti in tal senso può essere anche il forum economico di ieri a Palazzo Borromeo. Il segretario di Stato vaticano osserva con favore alla spinta del movimento giovanile dell’Ucid a raccogliere le indicazioni e le sfide lanciate dal Papa: «È un segno positivo, questo, tra i tanti negativi a cui assistiamo: c’è qualcuno che vuole dare una impronta diversa, un’economia inclusiva dove al centro c’è la persona, la sua dignità, i suoi diritti, dove l’economia serva alla crescita di tutti e di tutte le categorie».

di Salvatore Cernuzio