Parole in cammino: “Contaminare”

Siamo tutti
figli della confusione

 Siamo tutti figli della confusione  QUO-109
15 maggio 2024

Se lungo il cammino incontri una persona c'è il rischio, molto forte, di contaminarti.

È stato questo il tema della sesta puntata di Parole in cammino, il programma alla Radio Vaticana che da un mese e mezzo mostra un momento di incontro e di confronto tra generazioni sui grandi temi dell'esistenza umana. Tutto raccontato attraverso la metafora del cammino, del lungo viaggio della vita. In quest'ultima puntata, concentrata sul “contaminarsi”, sono intervenute Claudia De Cupis e Clara Ramundo, giovane studentesse la prima di storia dell'arte medioevale, la seconda di filosofia con interventi e contributi che si possono leggere in questa pagina.

Il punto di partenza della nostra conversazione è stata l'esperienza della pandemia di Covid 19. Abbiamo quindi privilegiato all'inizio il lato oscuro del “contaminarsi”, il volto pericoloso, letale.

Claudia e Clara, “colpite” dalla pandemia nel loro cammino universitario, hanno raccontato la loro esperienza e insieme abbiamo riflettuto sulla radicalità di questa inedita situazione: il respiro, cioè la vita stessa, di una persona in quanto tale metteva in pericolo quella delle altre persone. Da qui il distanziamento, la mascherina e tutti gli altri accorgimenti per evitare il grande pericolo del contagio. La vita era diventata, per poter proseguire, asettica, pura, appunto incontaminata.

Non poteva durare, e per fortuna poi la scienza ha trovato delle vie d’uscita nei vaccini, perché la vita è di fatto un continuo accumulo di contaminazioni. A partire dalla nascita, anzi prima, dal concepimento. Nel concepimento avviene il massimo della contaminazione, un uomo e una donna si “mischiano” e da questa con-fusione si genera la vita. È talmente vero e “resistente” questa dimensione contaminata nella vita che quando un bambino nasce e poi cresce, ecco che avrà e sarà evidente alcuni elementi direttamente provenienti dal padre così come dalla madre in una mirabile sintesi. A chi non è capitato di essere considerato “tale e quale” a suo padre? E al tempo stesso ci saranno altri parenti o amici di famiglia che avranno detto che è invece identico alla madre?

Nel corso della puntata si è quindi parlato di “meticciato”, altra regola della vita sociale: siamo tutti meticci. E si è quindi ricordata la figura del cantautore italo-greco-francese Georges Moustaki nato 90 anni fa e diventato celebre nel 1969 per la canzone Le Meteque e la sua “faccia da straniero”.

Il meticciato può far paura a chi è schiavo dell'ideologia, “eretica”, della purezza, ma è evidente che quella contaminazione delle etnie è una ricchezza, una risorsa, una fonte di bellezza.

di Andrea Monda