Il racconto

Pregando
per l’Ucraina e il Rwanda

 Pregando per l’Ucraina e il Rwanda  QUO-109
15 maggio 2024

«Voglio ringraziare Papa Francesco per i continui appelli per la pace, la fraternità e la cura della nostra casa comune». Non ha ancora compiuto quindici anni ma ha già le idee molto chiare Francisco Vera Manzanares, attivista colombiano in prima linea nella lotta contro il cambiamento climatico.

Nel 2009, quando è nato, sua mamma ha scelto per lui il nome del santo di Assisi. Quando aveva due anni con i suoi genitori si è trasferito da Bogotá, sua città natale, nel comune di Villeta, dove è cresciuto nella fattoria dei nonni, coltivando la passione per gli animali e l’amore per la natura. E sviluppando così una coscienza ecologica di grande rilievo.

Oggi è conosciuto ovunque come “Francesco l’ambientalista”. Aveva nove anni quando ha dato vita a un primo movimento di bambini — “Guardians for Life” — con l’impegno a proteggere l’ambiente. Quindi con altre centinaia di ragazzini di diversi Paesi dell’America latina, soprattutto Messico e Argentina, ha iniziato a promuovere azioni sempre più intense e mirate riguardo la questione dei cambiamenti climatici. Tanto che nel 2019 ha tenuto un discorso al Congresso colombiano, chiedendo ai parlamentari leggi contro gli abusi e i test sugli animali e contro l’utilizzo della plastica monouso.

Francisco ha partecipato a Cop26 e Cop27 e ha pubblicato il suo primo libro — Cos’è il cambiamento climatico? — per condividere alcuni suggerimenti per cambiare abitudini e promuovere più consapevolezza dal punto di vista ecologico. Attualmente, in seno alle Nazioni Unite, è assessore infantile del Comitato dei diritti del bambino come rappresentante dell’America latina.

«Abbiamo pregato con il Papa per la nostra martoriata Ucraina e lo abbiamo ringraziato per i suoi continui appelli per la pace»: a parlare è padre Ihor Boyko, rettore del seminario greco cattolico di Lviv. Stamani all’udienza generale — a nome dei membri della Commissione per il clero della Chiesa greco cattolica ucraina, tra cui appunto molti rettori di seminari — padre Boyko ha testimoniato la vicinanza e la gratitudine della Chiesa e del popolo ucraino a Papa Francesco. La delegazione era guidata dal vescovo di Saint Josaphat in Parma degli ucraini (Stati Uniti d’America), Bohdan John Danylo, e dall’amministratore apostolico in Kazakhstan e Asia centrale per i fedeli cattolici di rito bizantino, don Vasyl Hovera.

«Siamo appena stati a Fátima per affidare alla Madonna il Rwanda, a trent’anni dalla fine del genocidio» hanno detto padre Geronimo e padre Augustin che stamane hanno accompagnato un gruppo di pellegrini in piazza San Pietro: «Abbiamo pregato con il Papa per la pace e la riconciliazione nel nostro Paese, per i 125 anni di presenza della Chiesa e per avere creato il primo cardinale rwandese, Antoine Kambanda».

Per ricordare l’eroico cardinale Josef Beran, a 55 anni dalla morte, ha partecipato all’udienza una delegazione venuta dalla Repubblica Ceca. A guidarla il vescovo di Pilsen, Tomáš Holub, con il presidente della regione, Rudolf Špoták, e l’ambasciatore presso la Santa Sede, Václav Kolaja.

Oggi, al Pontificio Collegio Nepomuceno, si svolgerà il colloquio: «Il cardinale Beran tra i regimi totalitari». Interverranno il cardinale Marcello Semeraro, prefetto del Dicastero delle cause dei santi, e il professore Karel Skalický, già segretario del cardinale Beran.

A lungo perseguitato prima dal nazismo e poi dal comunismo, Beran — nativo di Pilsen e poi arcivescovo di Praga — è morto a Roma il 17 maggio 1969. Dopo essere stato sepolto nelle Grotte vaticane, nel 2018 le sue spoglie sono state accolte nella cattedrale di San Vito a Praga.

I rappresentanti dell’Associazione Sant’Adalberto, la più importante società editrice cattolica della Slovacchia, hanno preso parte all’udienza generale in occasione del 155° di fondazione. Hanno anche ricordato il 175° anniversario del settimanale cattolico «Katolicke Noviny».

L’Associazione, che pubblica la traduzione in slovacco dei testi del magistero del Papa, «conta quasi 70.000 membri, possiede oltre 21 librerie e ha pubblicato oltre cento titoli» ha spiegato il direttore don Ivan Sulik, aggiungendo: «Tentiamo di approfondire la fede, comunicandola, perché sia una fede pensata e vissuta allo stesso tempo».

«Abbiamo donato a Francesco un quadro raffigurante Arthur Tropp, il nostro fondatore, che ha unito in un’unica Associazione gli agenti di polizia di quasi 70 Paesi del mondo e ha coniato il nostro motto in lingua esperanto “Servo per amikeko” che significa “Al servizio dell’amicizia”». Così Nicolangelo Pezone, presidente per l’Italia dell’International police association, ha raccontato l’essenza della missione e le varie attività di solidarietà, promosse soprattutto a favore delle persone con disabilità. «Siamo incoraggiati a operare, come ci ha detto Francesco, con “un generoso impegno di fraterna solidarietà”» ha fatto presente Pezone.

Prima dell’udienza generale, il Pontefice ha benedetto la campana “Voice of the unborn” (La voce del bambino non nato), realizzata su progetto della fondazione polacca “Sì alla vita”. La campana, che porta il titolo dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria, verrà collocata nel santuario della Regina della Pace a Ozyornoye, in Kazakhstan. Si tratta della quinta campana (dopo quelle già presenti in Ucraina, Polonia, Ecuador e Zambia) realizzata — come ha ricordato il Papa nei saluti ai fedeli polacchi — per rilanciare «la necessità di proteggere la vita umana dal concepimento alla morte naturale». La delegazione era guidata dal vescovo di Astana, monsignor Tomasz Peta.

di Fabrizio Peloni