«Mite e forte», «umile e chiaro», il pontefice Giuseppe Melchiorre Sarto «desiderava stare con i piccoli, i poveri, i bisognosi, i terremotati, gli svantaggiati e con quanti soffrivano per calamità naturali o per gli stenti della vita». Così Papa Francesco nella prefazione al volume Omaggio a Pio x. Ritratti coevi, di monsignor Lucio Bonora. Il libro è stato presentato dal cardinale Marcello Semeraro, prefetto del Dicastero delle Cause dei Santi, venerdì pomeriggio, 10 maggio, nel salone ducale dell’episcopio di Treviso.
Papa Francesco, ha fatto notare il porporato, nella prefazione «ricorda la sua devozione verso san Pio x e l’usanza che aveva, all’epoca in cui era arcivescovo di Buenos Aires, di celebrare nel giorno della sua memoria anche la festa dei catechisti». È proprio questo volto della Chiesa dei poveri e dei sofferenti che «si riflette negli occhi» del Pontefice santo. La sua carità e attenzione verso i poveri, «quale ministro di Cristo e della Chiesa, si manifestò subito fin da quando era giovane sacerdote» e continuò anche da vescovo e poi da Pontefice. Riferendosi ad alcuni episodi significativi, emersi anche attraverso le testimonianze delle sorelle Maria e Anna, il porporato ha detto che queste testimonianze di amore agli ultimi «aiutano a vedere quale volto di Chiesa c’è stato negli occhi di san Pio x ». Normalmente, «di lui si ricordano le grandi scelte del pontificato». Alla luce del suo motto Instaurare omnia in Christo (“Rinnovare tutte le cose in Cristo”) si ricordano la riorganizzazione della Curia romana e l’avvio dei lavori per la redazione del Codice di Diritto canonico (poi promulgato da Benedetto xv ). Altri ambiti importanti di intervento «furono la revisione degli studi e dell’iter di formazione dei futuri presbiteri e questo pure con la fondazione in Italia di vari Seminari regionali, e anche la formazione dottrinale del popolo di Dio». Si pensi al Catechismo chiamato “di Pio x ” che «per molti anni, a motivo del suo linguaggio semplice, chiaro e preciso e per l’efficacia espositiva, è stato una guida sicura nell’apprendere la dottrina cristiana». Molta attenzione dedicò «alla riforma della liturgia e, in particolare, della musica sacra». Decisiva per la formazione cristiana fu la scelta di anticipare la prima Comunione dei bambini verso i sette anni di età, «quando il fanciullo comincia a ragionare». C’è poi, ha ricordato Semeraro, il suo intervento deciso «con la condanna del modernismo, per difendere i fedeli da concezioni erronee e promuovere un approfondimento scientifico della Rivelazione in consonanza con la tradizione della Chiesa».
Questi, ha aggiunto, sono alcuni riferimenti fondamentali del suo pontificato, uniti all’ultimo appello per la pace lanciato il 2 agosto 1914 per esprimere «l’acerbo dolore» dell’ora presente. Era, ha concluso Semeraro, «il grido sofferente del padre che vede i figli schierarsi l’uno contro l’altro».