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Obbedire non è un mestiere

  Obbedire non è un mestiere  DCM-005
04 maggio 2024

C’erano una volta le servette. Bambine di undici, dodici anni che andavano a servizio ed erano a disposizione per tutta la giornata (non esistevano contratti, riposi pagati, orari di lavoro ) di famiglie ricche. In cambio ricevevano un po’ di cibo e una paga – bassa, bassissima - che mandavano alle loro famiglie. Vichi De Marchi in Chiamami Giulietta (Feltrinelli) racconta di una di loro. Si chiama Maria, vive in un paese del Veneto e un giorno la madre le dice: «Vai a imparare il mestiere di obbedire ai padroni». Perché questo la piccola donna deve saper fare. Obbedire. Sempre e comunque.

Maria non è una ribelle. E’ obbediente, povera, modesta. Capisce i bisogni della famiglia. Mostra comprensione anche per una mamma così dura, forgiata dal bisogno e dalla miseria. Ma, pur sottomettendosi, obbedendo, non intende rinunciare a se stessa. Vuole lavorare, ma non servire. Accetta la durezza del suo mestiere, non i compromessi che la deturperebbero. Vuole anche per sé un po’ di felicità.

Il mestiere di obbedire sempre, comunque e a chiunque, quello proprio non lo vuole imparare. Per questo dopo una brutta esperienza in una famiglia romana avida e autoritaria torna a Milano e poi nel suo paese. Di nuovo a casa.

E’ ormai più matura e più consapevole e, quando trova gli amici impegnati nella Resistenza, decide di partecipare. Cambierà nome e sarà Giulietta.

«E’ un romanzo - ha spiegato Vichi De Marchi - per adolescenti e preadolescenti che ho scritto facendomi ispirare da storie vere di domestiche bambine vissute a cavallo della seconda guerra mondiale in Italia. La storia è ambientata in Veneto, regione che torna nei miei libri perché è dove sono nata e dove la povertà – in questo caso delle montagne - l’abbiamo dimenticata in fretta». «Sono naturalmente attratta – ha aggiunto - da vite femminili che si ribellano e a cui mi piace dare voce, immaginando per loro un percorso che deraglia, che le porta lontano dal destino loro assegnato. Un po’ lo invento quel percorso, un po’ è esistito davvero».

La scrittrice, che ha già narrato ai più giovani temi duri e importanti come l’emigrazione, le guerre, l’atomica, la scienza, il terrorismo, parla di Maria con tocco lieve e delicato. Serio, ma non drammatico.

Chiamami Giulietta è un libro per i più giovani. Per chi non lo è più, ha il sapore agrodolce di un passato ancora vicino. Per le donne quello di un’emancipazione che in Italia è cominciata quando Maria è diventata Giulietta.

di Ritanna Armeni