Repubblica Democratica del Congo, Afghanistan e Haiti. Sono Paesi in cui si vive con un reddito pro capite inferiore a 1.315 dollari l’anno e fanno parte di quella trentina di nazioni, più o meno la metà dei 75 Paesi più poveri al mondo, che — per la prima volta in questo secolo — stanno sperimentando un crescente divario di reddito con le economie più ricche. Lo evidenzia uno studio della Banca Mondiale in un rapporto pubblicato questo mese.
Secondo l’istituto di Washington, i 75 Paesi più poveri, quelli che possono ottenere prestiti a interessi zero dall’International development association della Banca Mondiale, rischiano un decennio perso in termini di sviluppo se non interverranno al più presto cambiamenti politici decisivi e significativi aiuti internazionali. Stiamo parlando di un quarto dell’umanità: 1,9 miliardi di persone in tutto.
La metà di tali Stati si trova nell’Africa subsahariana, 14 nell’Asia orientale e otto in America Latina. «Vediamo una regressione strutturale molto grave», ha dichiarato all’agenzia Reuters Ayhan Kose, vice capo economista della Banca Mondiale e tra gli autori del rapporto. Secondo lo studio, la crescita era già in diminuzione prima della pandemia da covid-19, ma ad incidere poi sono stati l’invasione russa dell’Ucraina, gli effetti devastanti dei cambiamenti climatici e l’aumento della violenza e dei conflitti. La Repubblica Democratica del Congo è insanguinata dalla violenza dei gruppi armati, attivi in particolare nella parte orientale del Paese, e in questi giorni è stata colpita anche da violente inondazioni, nella zona di Uvira, al confine col Burundi. L’Afghanistan vive una delle peggiori crisi economiche della sua storia: secondo l’Onu, dal ritorno dei talebani al potere nell’agosto 2021 l’economia afghana ha subito una contrazione del 27%, con il 98% degli oltre 40 milioni di abitanti che non ha un introito che permetta loro di sfamarsi e solo il 40% cha ha accesso all’elettricità. A incidere anche i frequenti terremoti e le restrizioni imposte alle donne, vero motore di sviluppo del Paese. Haiti è stretta nella morsa della violenza delle bande armate, con oltre 2.500 persone uccise o ferite tra gennaio e marzo 2024, il 50% in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, secondo l’ultimo rapporto pubblicato dall’Ufficio integrato delle Nazioni Unite a Port-au-Prince. Ecco perché, per dirla con le parole di Indermit Gill, capo economista della Banca Mondiale, «il mondo non può permettersi di voltare le spalle» a questi Paesi. (giada aquilino)