Le dichiarazioni di monsignor Caccia nel corso della 78ª sessione dell’Assemblea generale dell’Onu

Un impegno al dialogo
per respingere ogni retorica sull’uso delle armi nucleari

 Un impegno al dialogo per respingere ogni retorica sull’uso delle  armi nucleari  QUO-077
04 aprile 2024

In un mondo in cui i conflitti continuano a «infuriare», è fondamentale respingere la «retorica sempre più minacciosa» sull’uso delle armi nucleari, in quanto «ripugnante e inaccettabile in ogni circostanza». È quanto ha sottolineato l’arcivescovo Gabriele Caccia, osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, in occasione dell’apertura in questi giorni a New York del gruppo di lavoro sulle armi nucleari presso la Commissione disarmo, nel corso della 78ª sessione dell’Assemblea generale dell’Onu.

In un momento «critico» come l’attuale, il nunzio apostolico ha osservato come i progressi compiuti finora in materia di disarmo e non proliferazione atomica si siano «arenati» e in alcuni casi si stiano «invertendo». In tale contesto «è ancora più vitale» un impegno globale per il dialogo, «unico mezzo» attraverso il quale si può arrivare ad un consenso sulle “Raccomandazioni per raggiungere l’obiettivo del disarmo nucleare e della non proliferazione delle armi nucleari”.

Ricordando come Papa Francesco abbia più volte sottolineato come l’uso e il possesso delle armi nucleari siano immorali, l’appello è stato ad «universalizzare» i Trattati in materia e ad avanzare verso un mondo libero da tali armi, con un impegno per assistere le vittime e bonificare gli ambienti colpiti dal loro uso e dai loro test. È stato inoltre auspicato come nelle Raccomandazioni possa essere incorporato anche il riferimento a «misure volte a prevenire lo scoppio di una guerra nucleare», con l’obiettivo di ridurre la sofferenza umana «attuale e potenziale» causata dalle armi atomiche.

Mentre è in corso l’esame di una bozza di testo sulla prevenzione e punizione dei crimini contro l’umanità, in un’altra dichiarazione monsignor Caccia ha sottolineato come l’obbligo degli Stati di assicurare che le loro leggi nazionali criminalizzino tali reati sia «fondamentale» per il successo del nuovo trattato, nell’ottica di proteggere il bene comune e preservare l’ordine pubblico. Al contempo è stato ribadito che la pena di morte «non può mai essere una risposta appropriata al crimine».

In occasione poi dell’apertura di un gruppo di lavoro sulle tecnologie emergenti, l’osservatore permanente della Santa Sede ha evidenziato come il vero progresso possa essere trovato solo nell’applicazione di tali tecnologie al fine di perseguire giustizia e pace, piuttosto che andando ad aggravare disuguaglianze e conflitti. Ricordando come nell’enciclica Laudato si’ il Pontefice abbia osservato che il nostro immenso sviluppo tecnologico non è stato adeguatamente accompagnato da uno sviluppo della responsabilità umana, monsignor Caccia ha ribadito come ogni discussione sul tema debba avere come «punto di partenza» la dignità della persona e il perseguimento del bene comune.