No Azzardo L’esperienza della Caritas di Roma

Una malattia democratica

 Una malattia democratica  ODS-020
07 aprile 2024

L’ultimo rapporto sul Gioco legale in Italia (2023) stima in circa 23 milioni il numero delle persone che, almeno una volta all’anno, tentano la fortuna attraverso Lotto, Lotterie, Superenalotto, scommesse sportive e no, Bingo, giochi online e slot machine, con una spesa complessiva che, solo nel 2022, è stata di 136 miliardi di euro. Una cifra spaventosa, sottratta all’economia reale e in grado di distruggere moltissime relazioni familiari e sociali.

Le cifre sono da capogiro e si sarebbe portati a considerarle con un certo allarme — pensando alla crescente propensione degli italiani a investire tanto nella fortuna — se non fosse che il rapporto dichiari, da subito, l’obiettivo di «fissare alcuni punti fermi sul significato sociale e le funzioni del settore gioco legale, affinché una volta per tutte si possa andare oltre letture semplificatorie, alla base di interventi inutili o addirittura dannosi per la società». Ah… si dimenticava di dire che il documento porta la firma del Censis e di Lottomatica. Evidentemente, anche la dea Fortuna non è esente da conflitti di interessi, nonostante sia una dea “legalizzata”.

D’altra parte, la storia degli ultimi vent’anni parla chiaro. Governi di tutti i colori hanno progressivamente incrementato l’azzardo — chiamiamolo col suo vero nome — con l’idea di fare cassa in modo facile e rapido: prima le sale scommesse, poi i “gratta e vinci”, le slot, le videolottery e via dicendo. Senza poi considerare che la maggioranza degli introiti scivoli nelle casse delle concessionarie — che non sempre sono pubbliche — e senza tener conto dei danni sanitari e sociali derivanti da quelle scelte politiche. Così, creata la “malattia”, lo Stato si ritrova a spendere per la “cura” della dipendenza.

Eleonora Fusco, referente dell’Ufficio No Azzardo della Caritas di Roma lo sa bene, anche perché conosce non solo i numeri del fenomeno, ma soprattutto le vittime e le loro storie che parlano di impoverimento economico e umano, di famiglie distrutte e ridotte sul lastrico in balia, spesso, di strozzini e della criminalità.

Qual è l’identikit del giocatore?

In realtà non esiste un vero e proprio identikit del giocatore. L’azzardo non è razzista, non conosce etnie, non conosce ceti sociali, non conosce titoli di studio e non conosce limiti di età, se è vero che ormai anche per i giovanissimi sta diventando uno dei principali fattori di dipendenza, soprattutto “grazie” ai canali online. È “democratico”. Ci può essere la persona che ha a malapena la quinta elementare come il laureato in economia. Questo ci fa capire come subdolamente l’azzardo si insinui nelle fragilità degli umani. L’Istituto superiore di Sanità ha identificato quattro tipologie del giocatore d’azzardo: il giocatore sociale che compra un “gratta e vinci” all’anno, il giocatore a basso rischio che invece ha una frequenza di gioco maggiore, il giocatore a medio rischio ed il giocatore ad alto rischio.

Come si quantifica il rischio?

È il tempo dedicato all’azzardo. Alcuni parametri ci aiutano a circoscrivere la dimensione del pericolo: la frequenza di gioco, il tempo che viene dedicato, il desiderio che spinge a giocare, il denaro speso.

Nei casi di dipendenza il giocatore ha una percezione di parenti ed amici come di ostacoli, impedimenti alla realizzazione del suo desiderio. Per questo vive nel più completo isolamento, è sottoposto a continui sbalzi di umore che lo portano, in alcune occasioni, anche alla violenza domestica nei confronti del proprio partner.

Non è un paradosso che il gioco possa essere rischioso?

È sbagliato, infatti, usare il termine ludopatia perché in questo modo si afferma che il gioco, ogni gioco, può degenerare in una patologia. Il termine ludopatia discende da ludus, che significa gioco regolato, che richiede uno sforzo o una particolare abilità e dove occorre seguire delle regole. D’altra parte associare la parola “gioco” all’azzardo è fuorviante, soprattutto quando ci si trova di fronte all’aspetto patologico che ormai coinvolge centinaia di migliaia di persone in tutta Italia, oppure quando le somme che vanno perdute sono tali da mettere in ginocchio le economie domestiche di tantissime persone.

L’attività informativa che svolgiamo come Caritas di Roma, recandoci periodicamente nelle scuole, nelle parrocchie e nei centri anziani, è finalizzata a rendere la persona consapevole dei rischi e delle modalità dei comportamenti che deve tenere per non incorrere nel pericolo di una dipendenza.

Quindi responsabilità. Tutti i giochi degenerano quando viene a mancare la separazione tra un tempo che viene stabilito per giocare e lo spazio dove si realizza il gioco. Terminato il tempo si esaurisce anche il gioco. Ecco perché possiamo salvaguardare la partita a tombola a Natale. È una modalità per condividere insieme il tempo e lo scopo non è quello di vincere denaro a tutti i costi, ma è la convivialità. La differenza tra la tombola e il Bingo sta proprio in questo: tecnicamente è lo stesso gioco, tutti hanno una cartella e 90 numeri da estrarre, ma il luogo della tombola è la casa, per il Bingo è una sala. Lo scopo nella tombola conviviale è quello di stare insieme. Nel Bingo c’è solo una vincita e il gioco riparte velocemente senza intervalli.

Possiamo dire che l’azzardo è un rifugio emotivo. La persona elabora la propria mancanza e la soddisfa attraverso il gioco. Per esempio le slot sono preferite da donne sole, donne adulte, che rimangono incinte: non lavorano più, hanno più tempo a disposizione e rimangono spesso sole in casa. La donna che sente il peso della solitudine è facile che entri nel loop dei “4 secondi maledetti”, perché una partita alle slot dura solo 4 secondi. E per continuare a giocare bisogna rimettere i soldi.

Perché la Caritas ha scelto di impegnarsi in questo settore della lotta all’azzardo?

La Caritas da sempre è molto attenta ai problemi che affliggono le persone ed è particolarmente attenta al proprio territorio che spesso manifesta, attraverso un grido di aiuto, un bisogno nascosto. Prevenire e contrastare l’azzardo costituisce inoltre un modo per aiutare le famiglie, i giovani e le persone anziane, che delle conseguenze dell’abuso del ricorso alle scommesse sono tra le principali vittime.

La Caritas risponde a questa richiesta, diretta o indiretta, mettendo in risalto il problema anche per sollecitare le risposte dello Stato o delle istituzioni in generale.

Così nel 2013, la Caritas di Roma ha acceso un nuovo “faro”, e, questa volta, per fare luce su un problema subdolo che si insinua nelle famiglie: l’azzardo.

In quegli anni, anche i centri di ascolto parrocchiali hanno iniziato ad osservare delle correlazioni tra le richieste di aiuto economiche e il gioco d’azzardo, così la Caritas ha deciso di rispondere a questa richiesta mettendo al primo posto la funzione pedagogica. A questo scopo è nato l’ufficio “No Azzardo”. Aggiungo che la Caritas di Roma collabora su fenomeni difficili e dolorosi come il sovraindebitamento e l’azzardo — più collegati tra loro di quanto si possa immaginare — con la Fondazione Salus Populi Romani, istituita dalla diocesi di Roma nel 1995. Infatti, non è un caso se il nostro direttore, il diacono Giustino Trincia, è anche il Presidente della Fondazione che proprio nel febbraio scorso ha presentato il suo primo Rapporto di attività «Ripartire si può».

Cosa fa in concreto?

Il servizio No Azzardo svolge una funzione pedagogica attraverso incontri di prevenzione, sensibilizzazione e animazione territoriale. Gli incontri hanno come tema il contrasto all’azzardo e vengono organizzati periodicamente presso istituti scolastici secondari di secondo grado, le parrocchie e i centri anziani. Il sincero auspicio è che le comunità parrocchiali e religiose possano sempre più prendere consapevolezza di quanto sia importante il loro ruolo per informare, educare e accompagnare le persone e le famiglie a non sottovalutare questa pervasiva forma di dipendenza che si chiama azzardo. Prendere coscienza di questo problema è un punto di partenza per iniziare a contrastare questa piaga sociale che mette in crisi molte famiglie. Diversi sono i percorsi proposti, in base all’età, alle richieste e ai contesti sociali in cui si va ad operare. Nel 2021 è nato poi il servizio “ponte” attraverso il quale l’ufficio svolge un ruolo di orientamento per le persone dipendenti da azzardo che decidono di intraprendere un percorso terapeutico. Il nostro ufficio è aperto a tutti: basta telefonare (06 88815780) o inviare una mail noazzardo@caritasroma.it.

Mario Guerra