Colombia, l’orazione
«La prima volta, il 22 aprile 1995, è stata un’espressione di dolore collettivo. Con quel momento di preghiera, la Colombia tutta si è stretta intorno alle vittime. Quando, il 2 giugno 2002, siamo tornati in pellegrinaggio è stato un atto di resurrezione che rinnoviamo ogni anno».
Maritze Trigos, religiosa domenicana, attivista e poetessa, racconta così l’inedita esperienza di peregrinazione promossa dall’Associazione dei familiari Afavit di cui è fondatrice per custodire la memoria delle 342 donne e uomini massacrati a Trujillo e nei villaggi intorno tra il 1986 e il 1994 dai paramilitari in combutta con le forze dell’ordine. Accadeva spesso durante il conflitto che, finanziati dai latifondisti locali, gli squadroni della morte trucidassero, nella più totale impunità, contadini decisi a rivendicare i propri diritti. Come gli agricoltori di Trujillo che l’azione evangelizzatrice del parroco Tiberio Fernández aveva aiutato a organizzarsi in cooperative. Per questa “colpa” il sacerdote è stato rapito e torturato a morte. Una storia tragica da cui gli abitanti hanno scelto, però, di non farsi imprigionare.
«A prendere l’iniziativa sono state le donne. Erano la gran parte dei sopravvissuti. Ed erano anche quelle che con più ostinazione rifiutavano la legge del silenzio imposta dai paramilitari. Non potevano tacere quanto avevano vissuto. Parlare in modo diretto le avrebbe esposte a rappresaglie, abbiamo scelto la preghiera comune. Ripeto, la prima volta è stato un gesto spontaneo. Da quel momento, con altre laiche sono andata a trovare tutte le famiglie per capire come aiutarle. Ci sono voluti anni perché riuscissero ad affrontare il terrore», racconta suor Maritze.
Da questa forza collettiva è scaturito il pellegrinaggio. Una preghiera in movimento. In effetti l’orazione comune ha innescato un processo di lotta per la memoria e la giustizia che ha portato alla condanna dei quattro principali colpevoli. Lo Stato, inoltre, ha donato un parco sul quale i residenti costruito con le proprie mani un museo della memoria a cielo aperto. Là, in un giorno del secondo semestre dell’anno – la data è variabile –, si svolge il pellegrinaggio. Alternando poesia e preghiera, guidati da Maritze e dalle altre veterane, i partecipanti pregano fra gli ossari delle 234 vittime ritrovate e le pietre che ricordano i 14 eccidi più feroci della guerra civile colombiana. Il momento clou è la Messa. «Celebriamo la resurrezione. La morte, come il Vangelo insegna, non prevale sulla vita». (Lucia Capuzzi)