L’ombra lunga del terrorismo cala su Mosca e la fa precipitare in un incubo, il peggiore degli ultimi vent’anni. Venerdì sera un attacco compiuto da un commando di 4 o 5 persone in una sala concerti della capitale russa, e rivendicato dal sedicente stato islamico (Is), ha provocato 143 morti e oltre cento feriti. Alcune delle vittime — il bilancio è ancora provvisorio — sono state colpite da uomini armati che hanno fatto fuoco da distanza ravvicinata, altre sono morte nell’incendio divampato poi all’interno nell’edificio e provocato dai terroristi. I servizi di sicurezza russi hanno arrestato alcuni sospetti.
È unanime la condanna della comunità internazionale per la strage, avvenuta pochi giorni dopo le elezioni presidenziali russe: dall’Onu all’Ue, dalla Cina agli Usa, tutti deplorano la crudeltà e l’orrore di un attacco contro i civili. Forte, infine, la preghiera dell’arcivescovo della Madre di Dio a Mosca e presidente della Conferenza dei vescovi cattolici della Russia, monsignor Paolo Pezzi: «La morte non è l’ultima parola. Cristo condivide la nostra sofferenza».
Unanime le condanna della comunità internazionale