Quando la mattina mi alzo, ancora confuso e senza occhiali guardo le cose dall’alto: sono in piedi e le trascendo. Ma la mia trascendenza ha piccole basi: complesse articolazioni di malleolo, astragalo, calcagno, scafoide, cuboide, cuneiformi e falangi. Io non sto in piedi grazie a un blocco di granito né sto su un piedistallo, ma su fragili basi di carne e di ossa. E a volte pure punto i piedi: il mio è un atto di ostinazione, che esalta la forza di gravità e punta al basso per piantarli in modo irremovibile. E a volte pesto i piedi altrui, e poi mi dispiace. Certo, se una cosa la faccio coi piedi è perché la faccio male. Quando invece procedo coi piedi di piombo è perché mi muovo con delicatezza, lentamente, nel prendere decisioni che non vanno affatto prese alla leggera. E so anche procedere in punta di piedi, quasi accennando un passo di danza. Ma ci sono momenti in cui sento di avere le ali ai piedi. Ed è solo allora che so di essere sveglio, e posso iniziare la giornata.
di Antonio Spadaro