Sofferenza e gratitudine
Nel mio diario oggi ho scritto che abbiamo superato i 130 giorni di questa pericolosa guerra a Gaza. È domenica ed è una domenica felice. Ieri abbiamo guardato un film in chiesa che riguardava una delle più grandi sante italiane, Maria Goretti. È stato molto emozionante: raccontava di quanto fosse gentile, umile, semplice. Ci è piaciuto molto vedere la proiezione del film e, prima che iniziasse, abbiamo pregato insieme il santo rosario.
Questa guerra è dura, pericolosa, selvaggia. Mio zio è morto il 1° febbraio a Rafah, per mancanza di acqua, cibo, elettricità e soprattutto di farmaci e cure mediche. Abbiamo pianto molto anche perché non possiamo riportare il suo corpo alla parrocchia di Gaza City. Eppure, abbiamo fede e fiducia in Dio che provvederà a riportarlo alla nostra chiesa, per vederlo un’ultima volta.
È troppo duro quello che sento. Nello stesso tempo non riesco a smettere di ringraziare Dio per l’immensa grazia che ci ha dato e noi lo pregheremo e glorificheremo sempre. Grande e profonda gratitudine va a Papa Francesco, che continua a chiamarci, per assicurarsi che stiamo tutti bene nella parrocchia, la parrocchia della Sacra Famiglia. Nel nome di Gesù Cristo, siamo uniti, insieme preghiamo per la pace e l’amore in Terra Santa e per l’unità in tutto il mondo.
Ho un sogno spirituale: diventare prete. Sarà difficile e bisognerà affrontare molti problemi, ma poi, vedendo tutti i sacrifici fatti, ne sarà valsa la pena, perché tutto è per Gesù, il nostro Signore. Il Signore, che è morto nella terra in cui sono nato, la Terra Santa, da cui provengono anche Giuseppe e Maria, la Santa Famiglia.
Ho un sogno: prego tutti i giorni per la pace in Terra Santa e la fine della guerra. Così un giorno potrò andare in Italia in seminario.
di Suhail Abo Dawod