Il cardinale Parolin per l’anniversario dell’indipendenza della Lituania

Bisogno di pace

 Bisogno di pace  QUO-040
17 febbraio 2024

«Quanto bisogno di pace abbiamo: in Europa, in Medio Oriente e in tante altre parti del mondo! Ne sentono la necessità vitale anche i popoli baltici che, prima di noi occidentali, hanno percepito il soffio minaccioso dei venti di una guerra che si sarebbe abbattuta contro il popolo ucraino. Come credenti che invocano il Nome di Gesù, non dobbiamo smettere di credere che il miracolo della pace è possibile. La guerra, come più volte ha ricordato il Santo Padre, è sempre “una sconfitta per l’umanità”».

Lo ha detto il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, durante la messa celebrata nella Chiesa del Gesù ieri, proprio «nella data che ricorda l’Atto del 16 febbraio del 1918, con il quale si dichiarava l’indipendenza della Lituania, giorno che ha segnato anche una svolta nei rapporti diplomatici della Santa Sede con il Paese». Erano presenti l’ambasciatore della Lituania presso la Santa Sede e rappresentanti del corpo diplomatico.

Nell’omelia il cardinale ha ricordato che «in ogni santa messa invochiamo il dono della pace, ripetendo le parole di Gesù: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace”». E ha rilanciato: «Soprattutto quando si è minacciati dalle forze del male si sente particolarmente forte l’urgenza di rivolgersi alla Madre. La Vergine santissima Madre della Misericordia, è particolarmente venerata ed invocata alla Porta dell’Aurora di Vilnius, così come in altri frequentati santuari lituani».

«Invochiamo Gesù misericordioso per la nobile Nazione lituana, il cui cammino è stato spesso provato da angosce e sofferenze, segnato da lotte prolungate per acquistare la libertà e preservare la propria identità» ha esortato il cardinale, ricordando la spiritualità della «Divina Misericordia, il cui messaggio è stato rivelato all’umile suora santa Faustina Kowalska, la quale proprio a Vilnius fece realizzare il primo dipinto di Gesù misericordioso nel 1934. Sappiamo bene quanto tale messaggio abbia ispirato san Giovanni Paolo ii , fin dall’inizio del suo pontificato: penso in particolare alla redazione della sua seconda enciclica, la Dives in Misericordia, nel 1980».

In Lituania, ha detto il segretario di Stato, «la luce della fede in Cristo non si è mai spenta, grazie alla testimonianza di tanti cristiani, che hanno vissuto il Vangelo e hanno sofferto per la loro fedeltà, come ad esempio il beato Jurgis Matulaitis, pastore a Vilnius lungimirante e sollecito verso tutti, o il beato Teofilo Matulionis, martire dell’ateismo di Stato del regime comunista sovietico, strenuo difensore della fede e della dignità dell’uomo».

È un fatto, ha insistito il cardinale Parolin, che «la storia della Repubblica della Lituania è indissolubilmente legata al cristianesimo, che ne rappresenta per così dire l’anima. Come non ricordare poi le chiese e i conventi, che furono centri di irradiazione di fede e di civiltà, i monumenti, l’arte, la letteratura, la cultura: è tutto un richiamo alla rivelazione cristiana, che fu il vero lievito evangelico della Nazione».

Con questa consapevolezza il porporato ha invitato a pregare perché «il Vangelo continui a ispirare la vita della società lituana e ne illumini il cammino, per difendere i valori fondamentali e perseguire così il bene comune». In particolare, «il valore incondizionato della vita, dal suo inizio fino alla sua fine naturale, come pure il valore unico e insostituibile della famiglia, fondata sul matrimonio, unione indissolubile di un uomo e di una donna, e la conseguente necessità di leggi che la sostengano nel compito di generare ed educare i figli».

Le esperienze della Quaresima e della Divina Misericordia sono state le coordinate della meditazione proposta dal cardinale Parolin. Il digiuno, ha fatto presente, «non è una specie di dieta, ma è un esercitarsi a uscire da sé stessi, a rinunciare all’amor proprio, alleato del peccato, per scegliere la grazia, che ci fa partecipi della vita di Dio». Il cammino quaresimale, ha suggerito, va vissuto in una «traiettoria di amore» aperta alla carità. «So che la Chiesa in Lituania — ha detto il porporato — fa tanto per venire incontro ai più bisognosi ed è tanto apprezzata dalle autorità governative per queste sue attività caritative. Dio la ricompensi per tutta la carità che vive e testimonia!».

E la Lituania, ha rilanciato, «non a caso è stata “visitata” in modo particolare dalla Divina Misericordia. Anche Papa Francesco ha più volte richiamato l’importanza di questo messaggio, come quando ha scritto ai giovani, in occasione della Giornata mondiale della gioventù di Cracovia del 2016, che si inseriva nell’Anno santo della misericordia». Dopo aver richiamato una toccante preghiera di santa Faustina («Aiutami, o Signore, a far sì che i miei occhi siano misericordiosi [...] il mio udito sia misericordioso [...] la mia lingua sia misericordiosa [...] il mio cuore sia misericordioso»), Papa Francesco afferma nel Messaggio per quella Gmg: la Divina Misericordia «costituisce dunque un programma di vita molto concreto ed esigente perché implica delle opere. E una delle opere di misericordia più evidenti, ma forse tra le più difficili da mettere in pratica, è quella di perdonare chi ci ha offeso, chi ci ha fatto del male, coloro che consideriamo come nemici». Ha scritto il Papa nella Bolla di indizione del Giubileo straordinario: «Come sembra difficile tante volte perdonare! Eppure, il perdono è lo strumento posto nelle nostre fragili mani per raggiungere la serenità del cuore. Lasciar cadere il rancore, la rabbia, la violenza e la vendetta sono condizioni necessarie per vivere felici» (Misericordiae vultus, 9).

Riallacciandosi a quanto afferma il Pontefice a proposito del perdono, alla luce della Parola di Dio proposta dalla liturgia, il cardinale Parolin ha affermato «che proprio questa “rinuncia” al rancore e alla rabbia è uno dei “digiuni” più difficili da praticare. Ognuno può esaminare sé stesso, in questo tempo quaresimale, e nel segreto del suo cuore aprirsi di più al perdono, considerando che quando preghiamo il Padre Nostro chiediamo esplicitamente a Dio di perdonarci nella stessa misura come noi perdoniamo».