I volti della povertà in carcere - 7

Giuseppe

 Giuseppe  ODS-018
03 febbraio 2024

Siamo ritornati nel reparto giovani adulti dove la Fondazione Casa dello Spirito e delle Arti opera attivamente con uomini di diverse età, etnie, religioni, alla riscoperta dell’origine di ogni singola storia. Lo ha fatto anche con Giuseppe, ricaduto numerose volte dal suo primo arresto all’età di 16 anni, offrendogli anche l’occasione di incontrare Papa Francesco. Un’occasione unica in cui si è riscoperto vivo e pieno di talento.

«[…] dalle viscere del forno, un profumo
si espande nel mattino dell’alba.
Ogni briciola è un gioco del sudore
della fronte. Giammai sia disperso
un tozzo di pane e sarebbe un torto
per l’umanità intera! Persino Gesù,
fatto uomo, lo moltiplicò per soddisfare
il bisogno di ciascuno di noi».

(I ragazzi del Reparto
giovani adulti
del Carcere di San Vittore)

«Queste rose sono per voi!». Giuseppe varca sorridente la sala avvocati — che

questa volta ci ospita per incontrare i detenuti —, omaggiandoci con un dono inaspettato. «Le ho realizzate stanotte, perché ho saputo soltanto ieri del nostro incontro! Il materiale è ancora fresco e ha bisogno di 24 ore per solidificarsi. Sono belle, vero? Ci sono anche le coccinelle sulle foglie!». Giuseppe ci lascia senza parole, è felice come anche gli educatori che con lui hanno organizzato questa sorpresa. Lo ringraziamo per le splendide rose e gli chiedo di raccontarci tutto. «Al centro diurno facciamo molte attività creative. Per le rose usiamo materiale di riciclo: il bastoncino è fatto con il legno della cassetta con cui l’amministrazione ci porta la frutta; i petali vengono realizzati con il sapone che ci viene consegnato per lavarci; lo grattiamo e lo utilizziamo per l’impasto… l’unica cosa che magari compriamo è la farina perché l’impasto deve essere morbido come quello della pizza. Grazie ad Arnoldo Mosca Mondadori abbiamo realizzato una rosa per Papa Francesco accompagnata da una piccola poesia in memoria di Santa Teresina di Lisieux, la Santa delle rose. Arnoldo ha voluto che fossi io a consegnarla al Papa e gliel’abbiamo consegnata durante un’udienza».

«Immagino sia stato un incontro edificante! Questa delle rose è stata una tua idea?». «Di solito creo più per altri che per me, partendo da un loro sorriso. Ho imparato a capire l’impasto e, questa volta, ho creato una cosa mia, perché il carcere tira fuori la creatività, risorse che non sapevi neanche di avere (…). In carcere c’è più tempo e più spazio, come hai detto tu “riscopri i tuoi talenti”... hai tempo per pensare, per fermarti, per capirti e cercare di... essere una persona migliore».

«In quanti siete a fare questa attività?». «Un bel gruppo e anche chi non ha manualità si impegna moltissimo a trovare i materiali per poterla realizzare. Adesso stiamo facendo un bel progetto col pane raffermo. Purtroppo in carcere c’è anche tanto spreco, nel senso che chi ha la possibilità di fare la spesa, si compra la pasta, la salsa, qualsiasi tipo di alimento, quindi la cucina delle nostre sezioni fornisce cibo per 100 persone e tanta roba avanza o viene anche buttata. Perché, quindi, non riportare in vita un pezzo di pane? «E cosa vorreste realizzare?». «Raccogliamo tutto il pane che rimane incartato, lo recuperiamo e cerchiamo di creare dei crostini, torte di pane salate… pensa, che da fare un crostino siamo riusciti a creare una focaccia. Mi ricorda la focaccia di Bari, il mio paese… questa invece è una focaccia di recupero...». «Creare e rigenerare sgorga dal cuore! Giusto?». «È una cosa che ti rimane dentro e come siamo in grado di rigenerare il materiale o il pane possiamo rigenerare noi stessi, no!?! In questo processo di rigenerazione, la cosa bella è vedere anche gli altri che ti danno una mano e contribuiscono a creare. Pensare agli anni che devi ancora trascorrere in carcere serve a poco, purtroppo li devi fare… ma puoi farli in una maniera migliore, più intensa». «Che cosa ti manca di fuori?». «Mi manca tutto… la prima cosa è la libertà di camminare. Ti manca l’amicizia, la famiglia... Qui ti senti quasi solo, perché alla fine non conosci nessuno. È come rinascere una seconda volta in un posto non desiderato». «Giuseppe, che cosa è per te la speranza?». «La speranza è quello che ti porti dietro tutti i giorni, senza il quale non puoi fare quel passo che vorresti fare nella vita e sta a noi inseguirla e correrle dietro… è luce, è colore!».

di Rossana Ruggiero