Bailamme

Superbamente ridicoli

 Superbamente ridicoli   QUO-021
26 gennaio 2024

«Anche quando l’umiltà non ci salva dall’inferno, almeno ci salva dal ridicolo», scrive Nicolás Gómez Dávila , citato da Francesc Torralba Rosellò nel suo recente Umiltà. Una virtù discreta (Magnano, Qiqajon, 2023, pagine 172, euro 19). Innanzitutto va apprezzata l’ironia, anche la coerenza contenutistica non deve essere sottovalutata.

L’umiltà è una virtù nascosta, per sua natura non risulta appariscente; non ama farsi avanti; in ogni occasione di visibilità rimane un passo indietro. Eppure il livello gerarchico che occupa è molto elevato. Umiltà è l’opposto di superbia, ossia il peggiore dei vizi, il peccato capitale per eccellenza, quello che domina gli altri e che ha fatto precipitare nell’inferno Lucifero, che ne è divenuto capo azienda.

Forse è proprio qui che Gómez Dávilacentra la sua attenzione, sulla natura profonda della superbia e dell’ambito nel quale è costretta ad aggirarsi, l’inferno appunto. E grande nemico dell’inferno, della prevaricazione, della violenza è anche il senso del ridicolo. Quando vediamo alla televisioni le immagini in bianco e nero, leggermente accelerate, dei grandi dittatori del Novecento, le personalità che hanno precipitato l’umanità in una tragedia dalla quale avevamo coltivato la speranza di essere usciti definitivamente, ci stupiamo della credibilità che tali figure hanno avuto, del fatto che quasi nessuno abbia colto il lato ridicolo del loro modo di muoversi e gesticolare.

Oggi, mentre le guerre in corso si estendono ogni giorno, i responsabili politici del mondo non sembrano attenti all’immagine di sé che danno, alla mancanza di umiltà e disponibilità che manifestano, in definitiva al rischio di cadere in un tragico ridicolo che corrono.

Nel film L’oro di Napoli, il personaggio interpretato da Eduardo de Filippo sottopone l’arrogante duca Alfonso Maria di Sant’Agata dei Fornari alla durissima punizione del pernacchio. Forse anche Dio sorride dei superbi. 

di Sergio Valzania