Rilanciato il progetto di risanamento della baia di Hann, divenuta una discarica a cielo aperto, tra cumuli di immondizie e fiumi di acque reflue

Senegal
Per tornare
a rivedere la sabbia

A man stands in the ocean along Hann Bay in Dakar on November 3, 2023. Hann Bay, which stretches ...
23 gennaio 2024

Fumo e immondizia, poco distante un tubo trasporta nell’Atlantico una miscela nera di acque reflue domestiche e industriali. È il panorama desolante della baia di Hann, a Dakar. Un tempo considerata una delle insenature più belle dell’Africa, tratto di costa sabbiosa lunga una ventina di chilometri vicino al porto della capitale del Senegal, la baia è diventata una discarica a cielo aperto di una città con una popolazione in crescita – 3 milioni gli abitanti dell’area metropolitana — e un’industria in espansione.

Un’emergenza non nuova, tanto che anche «L’Osservatore Romano» se ne era occupato, ma tornata alle cronache perché un progetto di risanamento, promosso nel 2018 con il sostegno finanziario di realtà europee e asiatiche e poi incagliatosi, è stato rilanciato dall’Office national de l’assainissement nelle ultime settimane e alla vigilia delle presidenziali del prossimo 25 febbraio.

«Sono anni che ci dicono che esiste un progetto, ma non cambia nulla, non ci credo più», dice però all’agenzia Afp Daouda Kane, 45 anni, seduto sul lungomare. A pochi metri da lui, una donna sta gettando i resti del proprio pranzo sulla spiaggia, che pullula di insetti. «Qui si buttano le reti, si portano i rifiuti e ci si ammala», si lamenta Modou Ndong, pescatore di 53 anni, indicando le eruzioni cutanee sulla sua pelle.

In alcuni punti è quasi impossibile vedere la sabbia sotto i rifiuti. A intervalli regolari di qualche centinaio di metri, i tubi delle acque reflue si riversano in mare, quelle rosso sangue provenienti dal mattatoio e quelle più scure, quasi nere, degli stabilimenti chimici. Ciò nonostante un giovane padre nuota con le due figlie non lontano da un canale che scarica acqua sporca. Eppure un’indagine dell’Institut de recherche pour le développement ha dimostrato l’«alta tossicità» del sito, con concentrazioni di batteri dannosi per l’uomo. La gola brucia a chiunque vi si avvicini. (giada aquilino)