A un anno dalla morte di Joseph Ratzinger – Benedetto XVI
La messa celebrata dall’arcivescovo Gänswein

Una vita di profonda unione con Dio

 Una vita di profonda unione con Dio  QUO-001
02 gennaio 2024

Nel primo anniversario, il 31 dicembre 2022, della scomparsa di Papa Benedetto XVI, l’arcivescovo Georg Gänswein ha presieduto domenica scorsa, 31 dicembre, la messa in suo ricordo presso l’altare della Cattedra della basilica di San Pietro. Per anni è stato il suo segretario particolare, sia durante il suo pontificato, sia dopo la rinuncia sino alla morte, e del Papa emerito ha profondi ricordi personali.

L’omelia alla celebrazione prende il via dalle parole pronunciate dallo stesso Benedetto «pieno di stupore, un anno fa, nel suo ultimo Natale su questa terra, celebrato in uno spirito di profonda fede, di intima gioia e di fiduciosa preghiera: “Natale, il giorno più bello dell’anno!”», per proseguire con una riflessione, nell’odierna festa della Santa Famiglia, sulla presenza della preghiera in Maria e nel suo sposo, a partire ancora da alcune parole del Papa emerito. Una dimensione, la preghiera, che afferma Gänswein, «ha fortemente caratterizzato» anche la sua vita quotidiana. Benedetto XVI nella salita al tempio di Giuseppe e Maria vedeva «un’espressione della loro preghiera al Signore, che già vedono e contemplano nel figlio Gesù».

In una catechesi tenuta il 28 dicembre 2011, Benedetto XVI si era concentrato sullo sguardo contemplativo di Maria: «Lo sguardo del suo cuore — affermava — si concentra su di Lui già al momento dell’Annunciazione, quando Lo concepisce per opera dello Spirito Santo; nei mesi successivi ne avverte a poco a poco la presenza, fino al giorno della nascita, quando i suoi occhi possono fissare con tenerezza materna il volto del figlio, mentre lo avvolge in fasce e lo depone nella mangiatoia. I ricordi di Gesù, fissati nella sua mente e nel suo cuore, hanno segnato ogni istante dell’esistenza di Maria». La Madre di Gesù diventa modello di ogni credente e della Chiesa. Monsignor Gänswein commenta: «Vivere in profonda comunione con Gesù, come Maria, per poter contagiare il cuore dei fratelli e delle sorelle: questa è una dimensione fondamentale di una Chiesa attraente e missionaria».

Ma che cos’era la preghiera per Benedetto? «Soprattutto negli ultimi anni di vita — ricorda l’arcivescovo — si distingueva per una crescente intensità e interiorità. Ciò si rifletteva anche nel suo atteggiamento e nel suo volto: diventava sempre più contemplazione dell’unico Signore che, nella forza dello Spirito Santo, continua a guidare la sua Chiesa». Per il Papa emerito la prima persona a condividere l’esperienza di preghiera di Maria era stato san Giuseppe di cui lui portava il nome. «Benedetto xvi cercava anche di imitare il suo Patrono — sottolinea monsignor Gänswein — soprattutto con il suo profondo amore a Gesù e a Maria e con la sua fedeltà a una vita quotidiana ritmata da preghiera e lavoro. Il cuore di ogni giornata era per lui l’Eucaristia, fonte di luce, di forza e di consolazione. (...) La relazione intima con il Signore si rifletteva poi nei rapporti con le persone attorno a lui».

Di Papa Benedetto, Gänswein ricorda la cordialità, l’umiltà e la semplicità nei rapporti con gli altri. Per lui la comunione con Dio e la comunione con le persone era inseparabile. La Chiesa continua ad essere edificata da Gesù Eucaristia, unendo gli uomini a sé «per costruire la sua grande famiglia». Riprendendo ancora le parole di Benedetto XVI aggiunge: «La Chiesa si rivela così, nonostante tutte le fragilità umane che appartengono alla sua fisionomia storica, una meravigliosa creazione d’amore, fatta per rendere Cristo vicino ad ogni uomo e ad ogni donna che voglia veramente incontrarlo, fino alla fine dei tempi». Nell’Eucaristia si perpetua il Natale, conclude l’arcivescovo, «nell’Eucaristia restiamo uniti anche con Benedetto xvi, sinceramente grati a Dio per il dono della sua vita, la ricchezza del suo magistero, la profondità della sua teologia e l’esempio luminoso di questo “semplice ed umile lavoratore nella vigna del Signore”».

di Adriana Masotti