Entrando nella sala e ascoltando i ragazzi dell’Azione Cattolica (Acr) che lo accoglievano cantando, il Papa li ha salutati con particolare affetto e intensità: «Grazie di questa visita. Grazie di cantare così gioiosi. E grazie per il vostro lavoro. Non perdere l’entusiasmo, non perdere la mistica». Il tradizionale incontro per gli auguri natalizi — svoltosi lo scorso 15 dicembre — si è trasformato in un gioioso abbraccio tra l’amato “nonno” Francesco e un gruppo di vivaci “nipotini” che si sono stretti attorno a lui per fargli sentire tutta la loro gratitudine. Il Papa li ha salutati uno ad uno, esprimendo particolare tenerezza nei confronti dei ragazzi diversamente abili accompagnati dai loro genitori.
Il discorso che aveva preparato non l’ha letto, ma l’ha consegnato al presidente nazionale dell’Azione Cattolica, Giuseppe Notarstefano, invitando tutti a leggerlo e ad approfondirlo in seguito. Cosa che i ragazzi hanno fatto durante la messa celebrata nelle Grotte vaticane subito dopo l’incontro. Le parole del Papa sono state accolte con grande entusiasmo dai ragazzi, dai loro familiari e dagli educatori, anche perché interpretavano in modo profondo il gesto che i ragazzi avevano fatto.
Si sono presentati, infatti, nella solenne sala delle udienze, portando in mano ciascuno una stella con un augurio di pace per ricordare, in particolare, i tanti bambini e ragazzi morti in questi ultimi tempi a causa delle guerre. Il Papa ha richiamato la tragedia che si sta consumando in Ucraina, in Terra Santa e in Yemen dove i più piccoli e indifesi pagano il prezzo più alto. «Il loro ricordo — ha sottolineato Francesco — ci invita a essere a nostra volta luci per il mondo, per toccare il cuore di tante persone, specialmente di chi può fermare il turbine della violenza. Amare Dio e amarci tra noi: solo così il mondo ritroverà la luce e la pace di cui ha bisogno, come cantavano gli angeli a Betlemme (cfr. Lc 2, 14)».
I ragazzi hanno voluto così condividere con il Santo Padre i drammi che l’umanità sta vivendo e si sono fatti promotori di una proposta coraggiosa di pace.
Quest’anno il cammino dell’umanità si è fatto particolarmente difficile. I conflitti distruggono vite e minano la convivenza tra i popoli alimentando risentimento, odio e violenza. Siamo tutti in angoscia per quanto sta succedendo, in particolare, in Terra Santa, la terra di Gesù.
Il Santo Padre ha ricordato come il Natale sia per tutti fonte di grande speranza, soprattutto in questo momento. Nessuno può restare indifferente. Come al tempo di Gesù, Maria e Giuseppe, i pastori, i Magi, gli angeli, tutti accorrevano attorno alla mangiatoia per lasciarsi illuminare dal Salvatore, così anche oggi dobbiamo metterci tutti in cammino guidati dalla sua stella, assieme a tutte le stelle degli operatori di pace che risplendono in cielo e in terra. L’Emmanuele, il Dio con noi, continua ad essere presente nella storia dell’umanità e per questo celebriamo ogni anno la sua venuta. In ogni tempo e in ogni luogo continua a condividere le sofferenze e le gioie dell’umanità.
«Questo è un dono stupendo — ha assicurato il Papa ai ragazzi —. E ne porta con sé un altro: che anche noi possiamo amarci gli uni gli altri come fratelli». Per questo è necessario coltivare i “due amori” verso Dio e verso gli altri. Solo così si può diventare protagonisti, stelle appunto, che brillano annunciando e testimoniando concretamente che è possibile essere costruttori di pace, tessitori di fraternità e generatori di speranza.
È un grande compito che il Papa ha affidato ai più piccoli perché con il loro entusiasmo e la loro semplicità sono capaci di fare cose grandi.
Ha raccomandato loro che occorre «amare Dio e gli altri: in famiglia, in parrocchia, a scuola e lungo le strade che percorrete ogni giorno, per aiutare tutti a credere che è ancora possibile cambiare rotta, scegliere la vita e tornare a sperare».
Ma c’è anche un “terzo amore” che il Papa ha voluto consegnare ai ragazzi dell’Acr a partire dal loro cammino. «Amare il creato — ha specificato il Papa —. Mi piace lo slogan del vostro cammino associativo di quest’anno: “Questa è casa tua!”. Vi aiuta a capire che Dio ci chiama a riconoscere e rispettare la bellezza che ci circonda, nella natura e nelle persone, e così a crescere nella condivisione e nella fraternità. Vivete con impegno questo percorso: anch’esso contiene un messaggio di speranza». La custodia del creato passa dalla consapevolezza che Dio ha fatto dei capolavori meravigliosi, segno del suo amore: «Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona» (Gn 1, 31).
I ragazzi sono particolarmente sensibili al tema del creato e sanno custodire la bellezza della natura, delle relazioni familiari e dell’amicizia, divenendo costruttori di vera fraternità.
Dovremmo tutti avere lo stupore dei più piccoli dinanzi allo splendore del creato e sentirci sempre più responsabili della “casa comune”, anche alla luce del recente appello lanciato da Papa Francesco nella Laudate Deum. Con i loro gesti, carichi di attesa e di fiducia, i ragazzi possono aiutarci ad avere una maggiore cura gli uni per gli altri e verso il creato. A partire dai loro diritti e dalle loro aspettative dobbiamo tutti operare per rendere lo sviluppo sostenibile e prendendoci cura, in particolare, dei più fragili e degli emarginati. La crisi climatica è la conseguenza di modelli di vita ingiusti ed egoistici da cui scaturiscono anche tensioni e guerre. Pace e custodia del creato camminano insieme e i ragazzi lo sanno bene.
Il Natale di Gesù è l’evento che alimenta i tre amori e cambia il corso della storia. Per questo, ha concluso il Papa: «Rispondiamo al suo invito unendo, con la nostra amicizia e con la nostra tenerezza, il cielo e la terra in un unico grande abbraccio!».
di Claudio Giuliodori
Vescovo assistente ecclesiastico generale dell’Azione Cattolica Italiana e dell’Università Cattolica del Sacro Cuore