Il brutto non è nel nostro destino

 Il brutto non è nel nostro destino  ODS-016
02 dicembre 2023

Di bellezza in giro se ne vede davvero poca. E il brutto — è proprio il caso di usare questa parola — è il fatto che la cosa non sembra stupirci più di tanto. Certo, ogni volta che si manifesta un focolaio di questa “terza guerra mondiale” sempre meno “a pezzi”, sussultiamo davanti all’orrore delle immagini che vediamo arrivare sul telefonino. Ma poi, dopo aver espresso la nostra “partecipazione” cliccando su un emoji, andiamo oltre, lasciando che anche la nostra più sentita indignazione scivoli via. Anche lo spettro della crisi economica sta diventando un compagno con cui convivere, fastidioso, ma “gestibile” fino a quando a pagare il prezzo più alto sono gli “altri”, ovvero chi è già povero o gli manca solo un altro piccolo scossone per diventarlo.

Se così stanno le cose, allora perché dedicare un numero del nostro giornale alla bellezza? Semplice, perché tra poco è Natale. E chi non si perde dietro al turbinio di una festa fatta solo di consumi — sentimenti compresi — sa bene che quel mistero ha cambiato per sempre il destino di ciascuno di noi. Ci ha detto che il brutto non è nel nostro dna di figli di Dio.

Nell’oscurità della notte, nella confusione del grande censimento, su una misera mangiatoia si è manifestato l’amore di Dio: in un fragile neonato «è apparsa la grazia di Dio, che porta la salvezza a tutti gli uomini» (Tt 2,11).

«Grazia — come ha ricordato Papa Francesco nell’omelia della notte di Natale 2019 — è sinonimo di bellezza». E questa bellezza che ha cambiato la storia si è rivelata prima di tutto ai poveri, a un gruppo di pastori accampati nel campo di Betlemme.

Proprio per questo, oggi come allora, i poveri sono i più titolati a parlare di bellezza. Perché la bellezza appartiene a loro, anche quando viene strappata via, negata, rubata.

Qualche settimana fa, «L’Osservatore di Strada» ha organizzato, insieme a don Giovanni Emidio Palaia, coordinatore dell’area di ricerca “Mariologia, Persona, Arte, Città, Cultura e Salute” della Pontificia Accademia Mariana Internazionale, una visita speciale alla Cappella Sistina e ad altre meraviglie dei Musei Vaticani per un gruppo di amici assistiti da diverse strutture d’accoglienza di Roma. La direttrice, Barbara Jatta, ha accolto il gruppo e ha fatto sentire tutti “ospiti d’onore” in una casa dove fede ed arte parlano da secoli attraverso il genio di Michelangelo, di Raffaello e del Beato Angelico. È stato, in un certo senso, un atto di restituzione della bellezza a chi «sperimenta forme durissime di privazione della vita» e «per questo ne ha più bisogno», come ha detto Papa Francesco incontrando gli artisti il 23 giugno di quest’anno.

Ma la bellezza che proviamo a raccontare in queste pagine non è solo quella legata al mondo dell’arte. È la bellezza che viene dal bene, dal buono. È la bellezza del realismo delle beatitudini.

«La bellezza salverà il mondo?»: la domanda che Fëdor Dostoevskij, nel suo romanzo “L’idiota”, pone al principe Myškin continua ad essere attuale e urgente. La risposta la conosciamo: ce la mostra il mistero del Natale. E oggi ce la ricordano coloro che sanno riconoscerla anche là dove chiunque altro non sarebbe capace di trovarla: i poveri, i soli che possono salvarla.

di Piero Di Domenicantonio