
Ho sempre avuto un pessimo senso dell’orientamento. In alcune città ho girato con mappa e bussola. Guardavo le strade, i palazzi, la gente: seguivo i flussi e intuivo le direzioni. E chiedevo informazioni. Poi la mia passeggiata è divenuta una navigazione satellitare. Con l’iPhone in mano tutto è cambiato. Calcolo i tempi. Sbuco dalla metropolitana come una talpa. Cieco. Perso l’orizzonte, persa l’emozione del disorientamento, riformulo il percorso a ogni errore. La diritta via non è più smarrita. Mi è sbarrata la strada della perdizione. E di assoluto c’è solo la mia posizione. Il mio viaggio è infallibile calcolo. E non seguo più le strade del mondo, ma considero me stesso come un punto che scorre dritto su una linea blu. Ogni strada è incrocio: delle coordinate di una banale battaglia navale. Affondo nelle coordinate. Ecco il compito per il futuro: redimere le stelle dai satelliti, e partire nuovamente alla conquista dello spazio, e della nostra capacità di orientarci sotto questo cielo.
di Antonio Spadaro