Caldo record e roghi
In lingua portoghese, Pantanal significa “pantano”. Ma oggi gran parte di questa pianura alluvionale del Brasile, riserva della biosfera e patrimonio dell’umanità, è ridotta a un cumulo di cenere. Nel corso del 2023, numerosi incendi — oltre 2.300 nel solo mese di novembre — hanno mandato in fumo un milione di ettari di vegetazione.
Per cercare di arginare il disastro sull’intero territorio, il governo dello Stato di Mato Grosso — là dove il Pantanal si estende per 200.000 km quadrati —, ha dichiarato l’emergenza ambientale per 60 giorni, con l’obiettivo di rafforzare la lotta agli incendi boschivi. La situazione viene monitorata costantemente dalle forze dell’ordine e dai satelliti, mentre i vigili del fuoco si sono divisi su otto fronti differenti, schierando aerei, elicotteri, imbarcazioni, autocisterne e veicoli.
Alle origini dei devastanti roghi di questi giorni, alimentati da forti venti, ci sono almeno otto ondate di caldo anomalo verificatesi in tutto il Paese: solo ieri, nella cittadina di Araçuaí, nello Stato del Minas Gerais, la colonnina di mercurio è salita fino a 44,8 °C, mentre due giorni fa a Rio de Janeiro la temperatura ha sfiorato i 53 °C.
Ma se una parte del Brasile soffoca per il caldo, un’altra parte, quella meridionale, è sommersa dalle alluvioni: negli ultimi giorni, forti piogge hanno si sono abbattute su almeno 44 città, ridotte all’emergenza. La situazione più grave si è verificata a Rio do Sul, nello Stato di Santa Caterina, dove la popolazione sta affrontando la seconda più grande inondazione dopo quella del 1983, con il fiume locale che ha raggiunto il livello di 13,04 metri, causando 7 vittime e 20.000 sfollati.
Caldo e pioggia, dunque, spaccano il Brasile in due. Ma in realtà, secondo i meteorologi, entrambi i fattori sono facce di una stessa medaglia: quella delle gravi conseguenze provocate dal riscaldamento globale e da cambiamento climatico. (isabella piro)