Dopo la Gmg di Lisbona l’esperienza di un giovane libanese che lavora in Svizzera

Se l’amore può rivoluzionare il mondo

 Se l’amore può rivoluzionare il mondo  QUO-263
16 novembre 2023

Mi chiamo Emile, sono libanese e sono un fedele della Chiesa maronita. Attualmente ricopro il ruolo di responsabile della pastorale della salute e della pastorale dei giovani nel cantone di Neuchâtel, in Svizzera. Inoltre, svolgo il servizio di assistenza spirituale presso l’ospedale psichiatrico dello stesso cantone. Sono anche membro dell’organismo consultivo internazionale dei giovani istituito dal Dicastero per i laici, la famiglia e la vita.

Ho partecipato all’ultima Giornata mondiale della gioventù di Lisbona come organizzatore della delegazione svizzera, composta da mille giovani, di cui 25 provenienti da Neuchâtel. Questa seconda esperienza della Gmg, dopo la prima a Madrid nel 2011, si è rivelata per me davvero sorprendente, soprattutto in considerazione dell’attuale fase storica.

Attraverso i numerosi incontri con amici di tutto il mondo, ho maturato la ferma convinzione che i giovani cristiani abbiano la capacità di costruire una cultura di speranza e di amore nel nostro mondo — un bisogno urgente oggi. Di fronte alla cultura della guerra, alle crisi economiche, al consumismo, alla mancanza di senso della vita e a varie altre sfide, dobbiamo abbracciare la speranza di un futuro migliore. In un mondo che spinge all’accumulo di ricchezza, la speranza riorienta l’attenzione verso l’apprezzamento del presente, riconoscendo che la vera felicità è radicata nella fede, non nei beni.

Questa speranza trae il suo significato dalla Parola di Dio, che promette che, attraverso l’opera del suo Spirito, potremo cambiare e rivoluzionare questo mondo, rendendo il Regno di Dio una realtà. Ogni giovane è chiamato a condurre una vita gioiosa, e per farlo dobbiamo vivere dell’amore che Dio ci incoraggia a coltivare nei nostri cuori. Le Giornate mondiali della gioventù sono un’esperienza profonda per accogliere questo amore nei nostri cuori e manifestarlo in tutti i nostri legami, sia all’interno della Chiesa che nella società.

di Emile Abou Chaar