Tel Aviv annuncia di aver trovato armi nella struttura sanitaria mentre l’Onu esprime sconcerto per l’operazione militare

Blitz dell’esercito israeliano nell’ospedale Al-Shifa di Gaza

Israeli soldiers walk at the Al Shifa hospital complex, amid their ground operation against ...
15 novembre 2023

Tel Aviv , 15. Dopo giorni di combattimenti nelle sue vicinanze, le forze di difesa israeliane (Idf) hanno fatto irruzione nel corso della notte all’interno dell’ospedale Al-Shifa per provare a stanare i terroristi che si ritiene siano lì asserragliati, ben protetti nei cunicoli scavati sottoterra. Al blitz, che è ancora in corso nel momento in cui andiamo in stampa, stanno partecipando un centinaio di soldati, secondo quanto riferiscono alcuni testimoni. Un medico dell’ospedale ha confermato ad Al Jazeera la presenza «di carri armati e bulldozer nel campus del centro», aggiungendo che è stato dato un preavviso di soli 30 minuti prima del blitz.

Nell’annunciare su Telegram l’inizio dell’operazione «mirata contro Hamas sulla base delle informazioni di intelligence raccolte», l’esercito israeliano ha invitato alla resa tutti i terroristi presenti nella struttura, denunciando l’uso militare che Hamas ne sta facendo, in violazione del diritto internazionale. L’esercito ha dichiarato di aver trovato armi e risorse nell’area, mentre non ci sono indicazioni circa la presenza di ostaggi detenuti al momento nell’ospedale.

Prima dell’ingresso ci sono stati combattimenti, nel corso dei quali alcuni miliziani sono stati uccisi. Ma, a quanto dichiara il portavoce dell’Idf, Daniel Hagari, quella in atto non è solo un’azione di carattere militare: una volta dentro, infatti, i soldati avrebbero consegnato anche forniture mediche, incubatrici e viveri per i bambini, ed è stato sottolineato che «l’operazione non intende danneggiare pazienti, personale medico o cittadini presenti».

Al-Shifa è l’ospedale più importante di Gaza City, al suo interno vi sarebbero ancora 7.000 sfollati e circa 700 pazienti, 40 dei quali ieri sarebbero deceduti, secondo uno dei portavoce di Hamas. Che, in una dichiarazione nelle prime ore del mattino, ha denunciato «l’occupazione israeliana come crimine contro l’umanità, un crimine barbaro contro una struttura medica protetta dalla Quarta Convenzione di Ginevra», e accusato il presidente americano, Joe Biden, di essere «interamente responsabile» dell’accaduto.

«Sconcertato dalle notizie dei raid nell’ospedale», si è detto il capo degli aiuti umanitari dell’Onu, Martin Griffiths, e «preoccupazione» è stata espressa dalla Croce rossa internazionale.

Relativamente agli ostaggi, Israele ha confermato la morte di Noa Marciano — soldatessa di 19 anni, rapita da Hamas che ieri l’aveva mostrata in un video — riferendo, attraverso il ministro degli Esteri, Eli Cohen, di non avere prove sul fatto che gli altri sequestrati siano ancora tutti in vita.

Il Qatar che, assieme agli Usa, sta negoziando tra Israele e Hamas, ha avvertito le due parti a «cogliere l’opportunità offerta da questa mediazione». Biden ha parlato telefonicamente con il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, ostentando ottimismo circa l’esito della trattativa. E ieri sera, intanto, ha fatto ritorno a Tel Aviv una delegazione israeliana del servizio di sicurezza interno Shin Bet, che si era recata in Egitto proprio per trovare un accordo sullo scambio di prigionieri.

Prosegue anche la guerra di parole tra gli attori interessati, mentre gli houthi dello Yemen rivendicano il lancio di missili balistici su vari obiettivi israeliani, inclusa la città di Eilat sul Mar Rosso. Hezbollah parla di un «rischio reale» di estensione del conflitto al Libano e all’intera regione; il presidente iraniano, Ebrahim Raisi, scrive ai leader internazionali per chiedere di «fermare Israele» e promuovere «azioni legali per punire Tel Aviv e i suoi sostenitori, anche con l’imposizione di sanzioni».

Intanto inizia oggi la missione dell’Alto rappresentante Ue per la politica estera e di sicurezza, Josep Borrell, che lo porterà in Israele, Palestina, Bahrein, Arabia Saudita, Qatar e Giordania.