Migliorare il sistema
New York, 31. È imperativo portare forniture umanitarie e soccorsi nella Striscia di Gaza in modo sicuro, affidabile e nella misura richiesta. Questa la richiesta sollevata da più parti nel corso della riunione di ieri sera del Consiglio di sicurezza dell’Onu sul conflitto in Medio Oriente. «Più di un punto di ingresso a Gaza è indispensabile se vogliamo fare la differenza», ha affermato il direttore della divisione finanziamenti umanitari dell’Ufficio dell’Onu per gli aiuti umanitari (Ocha), Lisa Doughten, osservando che Kerem Shalom, tra Israele e Gaza, «è l’unico passaggio attrezzato per far transitare rapidamente un numero sufficientemente elevato di camion».
Il portavoce del segretario generale dell’Onu, Stéphane Dujarric, ha annunciato che 33 camion con rifornimenti d’acqua, cibo e forniture mediche sono arrivati a Gaza attraverso il varco di Rafah, al confine con l’Egitto, facendo notare che si tratta della fornitura più consistente dallo scorso 21 ottobre. Ma c’è crescente preoccupazione per la possibile diffusione di malattie a causa dell’acqua non sicura e al guasto dei servizi di trattamento delle acque reflue. E il capo dell’Agenzia dell’Onu per i rifugiati palestinesi (Unrwa), Philippe Lazzarini, ha lanciato un avvertimento: l’attuale sistema di aiuti alla Striscia di Gaza attraverso il valico di Rafah è «destinato al fallimento». «I pochi convogli autorizzati via Rafah non sono nulla in confronto ai bisogni degli oltre 2 milioni di persone intrappolate a Gaza», ha detto.
Infine, mentre l’ambasciatore della Palestina all’Onu Riyad Mansour ha sottolineato che «Gaza è l’inferno in terra», prosegue la protesta dell’ambasciatore israeliano all’Onu, Gilad Erdan, che si è appuntato una stella gialla sul petto assicurando di indossarla finché il Consiglio di sicurezza dell’Onu non condannerà le atrocità di Hamas.