La Giornata missionaria mondiale nelle parole di una testimone

Cuori ardenti
piedi in cammino

 Cuori ardenti  piedi   in cammino  QUO-247
26 ottobre 2023

«Cuori ardenti, piedi in cammino» (cfr. Lc 24, 13-35): è questo il tema proposto da Papa Francesco per la giornata missionaria mondiale, celebrata il 22 ottobre scorso, in cui abbiamo ricordato e pregato per tutti i missionari, che nel mondo intero annunciano l’amore di Dio.

Sono suor Debora, italiana, da 15 anni missionaria in Brasile. Anch’io sento mie queste parole del Vangelo di Luca, in cui ritrovo il cuore della missione: «(Gesù) è diventato invisibile, perché è entrato ora dentro i cuori dei discepoli per farli ardere ancora di più, spingendoli a riprendere il cammino senza indugio per comunicare a tutti l’esperienza unica dell’incontro con il Risorto!» (Francesco, Messaggio per la Giornata missionaria mondiale 2023).

È proprio quest’incontro con l’amore di Dio che dà senso alla missione: «Non possiamo tenere per noi l’amore che celebriamo. Esso chiede per sua natura di essere comunicato a tutti. Ciò di cui il mondo ha bisogno è l’amore di Dio, è incontrare Cristo e credere in Lui». (Benedetto xvi, esortazione apostolica Sacramentum caritatis, 84).

Un amore più grande — quello di Gesù! — che arde dentro, che “non ci sta nel petto” e deve essere condiviso. È Gesù che ci insegna ad amare e ad essere missionari!

C’è una parola che per me riassume l’anima della missione: incarnazione!

Gesù è il più grande missionario! Lui, che «non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio, ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e facendosi simile agli uomini. Apparso in forma umana umiliò sé stesso facendosi obbediente fino alla morte di croce» (Fil 2, 6-8).

Quando sono partita per il Brasile, avevo grandi sogni e grandi ideali. Desideravo annunciare l’amore di Dio, portare il Vangelo, fare tante cose. Sono partita così, con un cuore ardente.

Subito però mi sono scontrata con la realtà: un mondo nuovo, sconosciuto, un’altra cultura, diversa dalla mia. Una lingua che non conoscevo, abitudini differenti. E mi chiedevo: «Come faccio ad annunciare il Vangelo se non riesco neanche a farmi capire?».

Prima di mettere i miei piedi in cammino ho dovuto piegare le ginocchia e pregare, e ho capito!

Ho capito cos’è davvero la missione: è fare l’esperienza dell’incarnazione, come Gesù; è tornare ad essere bambini, imparare a parlare, a fare i primi passi, a lasciarsi aiutare, a dipendere dagli altri. È lasciare da parte i nostri schemi, le nostre ragioni, per aprire il cuore al bello che l’altro ci può donare. È dire: «Io sono qui con te», «Scusami», «Facciamo insieme?». È avere un cuore che batte allo stesso ritmo del cuore del fratello, che vive l’amore e lo riconosce nei piccoli gesti, nel quotidiano della vita, nell’accoglienza, nella generosità, nella gioia semplice di tante persone che il Signore ci mette accanto. Missione è tenere le braccia aperte, come Gesù sulla croce, per accogliere gli altri come fratelli.

Era la prima volta che prendevo l’aereo quando sono partita per il Brasile. Avevo un po’ paura e mi chiedevo come sarebbe stato l’incontro con il nuovo che mi aspettava. Atterrata in Guarulhos, ancora nell’aeroporto, cercavo qualcuno che mi aspettasse per portarmi a casa. Ad un certo punto ho visto una suora. Non la conoscevo, non l’avevo mai vista, non sapevo chi era. Ma lei, brasiliana, con un sorriso, mi ha guardata e mi ha detto: «Benvenuta sorella!».

Ho custodito queste parole come un tesoro, e ancora oggi le ascolto come il senso della missione: in Cristo siamo fratelli, è l’amore di Dio che ci unisce!

Non è per caso che il mese di ottobre, il mese missionario, comincia con la memoria di santa Teresina di Gesù Bambino, una suora di clausura che senza mai essere uscita dal suo convento è stata proclamata patrona delle missioni. Lei aveva capito che poteva raggiungere il mondo intero con la sua preghiera. Era missionaria perché il suo cuore era spalancato al mondo.

Piccola sorella Magdeleine di Gesù diceva: «Siate un sorriso sul mondo, questo è il mio più grande augurio! Se voi foste solo questo: il piccolo raggio di sole che entra in una camera oscura e gelida per illuminarla e riscaldarla, ciò basterebbe».

Il mese missionario ci ricorda che il missionario non è solo chi va lontano, chi lascia la sua terra, ma attraverso il nostro battesimo tutti siamo chiamati ad essere missionari, lasciando che la luce di Gesù Risorto brilli nei nostri cuori e portando a tutti questa luce, soprattutto a coloro che vivono nelle tenebre, che hanno perso il senso della vita, che non riescono a rialzarsi.

Per tutti noi, quindi, ancora una volta, condivido l’invito di Papa Francesco: «Gesù chiede a tutti noi, e anche a te, di essere discepoli missionari. Sei pronto?».

Che i nostri cuori siano ardenti e i nostri piedi sempre in cammino!

Maria, donna in cammino, custodisca tutti i missionari che sono sparsi nel mondo e renda ognuno di noi capace di dire l’amore di Dio nelle nostre terre, vicine e lontane, tutte bisognose di un amore più grande, quello di Dio!

di Debora Damiolini
Religiosa delle Suore Operaie della Santa Casa di Nazaret