La buona Notizia
Servono coraggio e amore
Gesù chiude la bocca ai farisei. I farisei si radunano per bullizzarlo. Uno di essi lo interroga per metterlo alla prova. E poi litigi, accuse, calunnie, escalation di violenza di vario genere e infine la crocifissione. Insomma, Gesù non si è incarnato indossando i guanti di velluto ma ha dovuto sporcarsi con un’umanità ruvida e grezza. E non si è di certo tirato indietro. A ben vedere, la buona notizia del Vangelo non si diffonde in maniera gentile tra gli uomini ma a Gesù tocca sgomitare non poco e battagliare con fatica per raccontare al mondo che Dio è Padre di misericordia infinita. Nasce e subito Erode vuole farlo fuori; non appena inizia la vita pubblica a Nazareth, tutti provano a buttarlo giù da un monte; più volte deve cambiare i piani per sfuggire a chi lo cercava con cattive intenzioni. Nonostante ciò, non si tira mai indietro perché ha una missione da compiere.
La stessa sorte tocca ai suoi discepoli. Dopo la morte e la risurrezione del Maestro, infatti, anche loro devono patire per diffondere il Vangelo ed edificare la Chiesa. Non mi riferisco solo alle grandi persecuzioni che hanno provocato (e tutt’ora provocano) moltissimi martiri della fede, ma anche a tutte le piccole battaglie quotidiane che i cristiani di ogni tempo e di ogni latitudine da sempre devono affrontare per vivere e diffondere il Vangelo. Anche io, se penso per esempio ai miei tentativi di evangelizzare sui social, ho dovuto inevitabilmente misurarmi con incomprensioni, scorrettezze e persino insulti da parte di chi, per un motivo o per l’altro, non vuole sentire parlare di Dio o non vuole avere a che fare con la Chiesa. E ovviamente ho dovuto abitare il conflitto, ingoiare tanti rospi, rispondere a tono.
Se vogliamo essere fedeli al Vangelo e imitare Gesù, allora dobbiamo anche imparare a non temere il confronto col mondo, anche quando dovesse diventare scontro. D’altronde eravamo stati avvisati: «Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione». Divisione che può nascere quando non stiamo zitti di fronte alle ingiustizie, quando ci schieriamo dalla parte dei più deboli, quando troviamo il coraggio di parlare di Dio in mezzo a contesti che lo hanno reso un tabù. Ma se vogliamo essere davvero fedeli al Vangelo e imitare Gesù dobbiamo sopratutto preoccuparci di questo, ed è la parte difficile: fare tutto ciò con amore. Amare Dio con tutto il cuore, l’anima, la mente, e il prossimo come noi stessi anche quando discutiamo o ci scontriamo o litighiamo per il Vangelo. Anche perché non siamo chiamati ad aver ragione contro gli altri, ma a testimoniare di fronte a tutti che Gesù è la verità. E l’unica verità che possa dare senso alla vita degli uomini è quella offerta con amore.
di Alberto Ravagnani